Pubblicato il: 18/05/2020 17:59
(di Alisa Toaff)
Quello che mi è mancato di più ”è la libertà di scegliere che cosa fare! C’è chi ha una situazione più comoda, come me e come altri che negli anni sono stati più fortunati e se la sono passata meglio, ma per tanti che abitano in piccoli appartamenti magari in cinque è stata dura! La libertà è qualcosa è qualcosa che non si compra ma si può gestire la sua mancanza con serenità. La riapertura è fondamentale per liberare le persone dalla sindrome della ‘capanna’”. Così Paolo Bonolis all’Adnkronos racconta come ha vissuto questo periodo di quarantena forzata a casa con la sua famiglia e cosa gli è mancato di più in questa giornata di ‘ripartenza’ che il conduttore ha passato a casa ”a seguire i ragazzi che facevano i compiti”, spiega. ”E’ difficile muovere critiche a chi ha dovuto gestire quello che è accaduto in questo periodo -prosegue il conduttore- l’Italia per tanti anni ha nascosto parecchia polvere sotto al tappeto e quando abbiamo alzato il tappeto si è vista tutta la polvere, tutti i problemi che andavano a toccare diversi aspetti: quello sanitario, quello sociale, quello psicologico e quello economico. Non è stato facile -sottolinea Bonolis- Conte ha fatto quello che doveva fare, certo maggiori certezze sarebbero state più gradite ma quando si lavora su qualcosa di così difficile gestione, anche dare certezze non è una cosa facile. Bisogna andare in giro con le dovute cautele. Purtroppo gli imbecilli ci sono sempre, ma più comprimi e più la folla esplode”.
“La riapertura -ribadisce Bonolis- la vedo come una necessità economica, una necessità sociale e una necessità psicologica. E’ un tornare a respirare sperando che quello che è successo ci abbia insegnato qualcosa, che non sia stato solo qualcosa da lasciarci alle spalle! Bisogna tornare a vivere con più cautela ma senza diffidenza, sennò diventa brutto pure il rapporto interpersonale. Cerchiamo di riprendere pian piano, facendo ancora qualche piccolo sacrificio. E’ successo qualcosa di inaspettato ma alla fine di affrontabile. Tutta quella valanga di persone che sono decedute -prosegue- sono morte anche per una sorta di incoscienza di fronte a una viralità che ci stava sovrastando. Oggi la conosciamo e sappiamo un po’ meglio come affrontarla -dice- e anche se con le dovute cautele si dovesse incontrare questa ‘via maldestra’, la si curerà, ora siamo più pronti! La maggior parte delle persone che purtroppo se ne sono andate -aggiunge- se ne sono andate non solo per complicanze dovute all’età o a pregresse patologie ma anche per il sovraccarico della struttura ospedaliera italiana che era inadeguata”.
Per quanto riguarda il mondo dello spettacolo Bonolis spiega: “Come per gli altri settori anche il mondo dello spettacolo ha bisogno di ripartire. Il mondo dello spettacolo -tiene a precisare- non è composto solo da chi va in scena, ma anche da un’immensa macchina di professionisti con famiglia a seguito che permettono a persone come me di andare in scena e fare in scena quello che vogliono fare. Anche lo spettacolo con le sue cautele deve ripartire -ribadisce Bonolis- poi sarà il tempo a dirci quante di questa cautele potremo dismettere e quante saremo costretti a subire!”. E sul fronte ripresa del Campionato di calcio il conduttore sottolinea: “Il calcio deve ripartire appena possibile perché è un veicolo importante per espandere l’immagine dell’Italia nel mondo, l’immagine di un paese che ricomincia a vivere e nel quale si può ricominciare a vivere e a tornare con tranquillità. Ho sentito qualche giorno fa, mi pare al telegiornale, quanto alcuni paesi della Unione Europea invitino a non prendere in considerazione l’Italia per l’estate -racconta- non lo trovo molto corretto! Non credo che in questa circostanza ci sia un paese più fico dell’altro, il Coronavirus ha toccato tutti, alcuni governi hanno deciso di prendere decisioni più nette ed immediate mentre noi ci stiamo muovendo con più cautela. Il calcio è un’industria gigantesca che non muove soltanto le economie nella sua stessa struttura ma anche le economie emotive in tutto il paese quindi credo che bisogna fare un protocollo corretto per ricominciare, ma -conclude- credo che determinate responsabilità debbano essere condivise, sto parlando delle responsabilità penali dei medici sportivi. Il calcio come tutto lo sport in generale deve poter ripartire perché se aspettiamo di arrivare al contagio zero rimarremo in questo stato per anni!”.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Adnkronos.