Pubblicato il: 20/05/2020 18:50
“All’alba della cosiddetta “fase 2”, momento estremamente delicato nel quale l’Italia riavvia il proprio sistema produttivo, mi sembra importante richiamare l’attenzione sulla nostra impresa forse più importante: la “Made in Italy Spa” che conta un fatturato pari a circa un terzo del nostro Pil”. Lo dichiara Lorenzo Zurino, presidente del Forum Italiano dell’Export.
“Il 2020 sarà un anno da dimenticare per il nostro export -prosegue Zurino- che non riuscirà a mantenere i trend di crescita raggiunti in diverse aree merceologiche e dovrà adattarsi ad uno scenario completamento diverso, fuori dai confini nazionali per recuperare il terreno perduto. Abbiamo apprezzato le misure messe in campo dal governo ma come Forum Italiano dell’Export, unica “casa comune” dedicata alle esportazioni e al Made in Italy e che mette insieme 300 imprese, associazioni, istituzioni, professionisti, pensiamo sia cruciale aumentare impegno e attenzione partendo da alcune considerazioni fondamentali”.
La prima, precisa il presidente del Forum dell’Export “attiene al fatto che non esisteranno più mercati saturi o consolidati perché il Coronavirus ha indotto molti consumatori esteri a superare la mancanza o la carenza di prodotto italiano, rivolgendosi al mercato interno e, questo costituisce forse il pericolo più grave per le nostre imprese”. “E’ una considerazione che vale per gli USA, per mercati europei come Germania, Austria, Svizzera, per il Sud America e naturalmente per la Cina. Si tratta di paesi nei quali l’apprezzamento verso il Made in Italy resta alto ma che vedono un grave calo di fatturato e quote di mercato negli ultimi 3 mesi dovuto all’aggressività dei produttori locali, aggravata dalle difficoltà della catena logistica e dal lockdown del nostro paese”, spiega.
Un primo esempio, aggiunge Zurino “è costituito dalla filiera della moda che ha perso oltre quindici punti percentuali negli ultimi tre mesi, ha visto il completo annullamento della stagione Primavera-Estate 2020, l’azzeramento della stagione Autunno-Inverno 2020, e corre il grave rischio di saltare la programmazione del prossimo anno. La meccanica di precisione ha perso il 16% del fatturato nell’ultimo trimestre mentre l’ Ho.Re.Ca. con il suo intero indotto è completamente fermo sia in Italia che nel mondo”.
“La complessità del quadro che abbiamo davanti e le novità sopravvenute devono spingere tutto il Sistema Paese a rinnovarsi a partire dagli strumenti di sostegno all’export, quali ad esempio i Crediti Sace, per poi procedere ad una revisione della geografia commerciale del Made in Italy, dando spazio ed attenzione a mercati meno conosciuti ma non per questo meno promettenti, ad esempio l’Australia. La radicale mutazione delle geografie commerciali e lo sfasamento temporale nella ripartenza tra un continente e l’altro, ci impongono infatti l’adozione di una flessibilità nuova nell’analisi e nell’approccio dei mercati esteri e quindi l’elaborazione di soluzioni mai viste prima”, osserva Zurino.
E in uno scenario caratterizzato da mercati internazionali ancora più sfidanti, l’aspetto della competenza assume un’importanza cruciale.
“L’Export è infatti un tema intrinsecamente complesso e la sua gestione a tutti i livelli necessita di grande professionalità ed esperienza. La misura che ha introdotto i Tem (temporary export manager) da un lato ha offerto opportunità lavorative a molti giovani e a figure con scarsa esperienza del sistema delle esportazioni Made in Italy, ma dall’altro ha avuto un impatto estremamente limitato sulla capacità delle imprese italiane di proiettarsi su mercati internazionali”, dice ancora Zurino.
“Molti temporary export manager erano privi della necessaria esperienza dal punto di vista commerciale e spesso della conoscenza di una seconda lingua ma soprattutto, non avevano alcuna familiarità con le caratteristiche specifiche dei mercati di riferimento delle aziende nelle quali erano chiamati ad operare anche se in via temporanea”, osserva.
“Un esempio quello dei Tem che è indicativo dell’approccio disorganico e approssimativo adottato molto spesso nelle politiche di sostegno all’export e che non ha permesso alla “Made in Italy SpA” di esprimere al massimo il proprio potenziale. Un errore che oggi non possiamo più permetterci e che come Forum Italiano dell’Export saremo pronti a denunciare, a difesa di un settore dal quale dipendono molte delle possibilità dell’Italia di superare la grave crisi nella quale ci troviamo”, conclude il presidente del Forum.
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