Se 33 anni sono davvero l’età perfetta per raggiungere il culmine della felicità, come teorizza la psicologa inglese Donna Dawson, oggi è il giorno perfetto per festeggiare per Novak Djokovic.
Dice la Dawson: “L’ingenuità dell’infanzia è lontana, come l’impeto dell’adolescenza ma si ha ancora l’energia e l’entusiasmo della giovinezza. E si uniscono alla maturità degli anni, alla consapevolezza delle proprie capacità e di quello che si è saputo costruire. Un traguardo di cui andar fieri”.
Sembra la descrizione perfetta per lo slancio di esultanza che abbiamo scelto come simbolo del 33esimo compleanno del campionissimo serbo, n.1 del mondo oggi e già per 282 settimane (solo Federer, 310, e Sampras, 286, meglio di lui nella storia), 17 Slam nel carniere (2 meno di Nadal, 3 meno di Federer).
Nole arriva a spegnere le sue candeline, a casa con la moglie Jelena, il figlio Stefan (5 anni), la figlioletta Tara (2 anni), portandosi dentro tutta l’energia e la consapevolezza che gli servono per battere tutto e tutti. Perché lui sente di essere il predestinato ( “prescelto da Dio, come ha recentemente dichiarato sua madre Dijana) e perché vuole, con tutte le sue forze, dimostrare di essere il migliore.
Tutta quell’energia che gli vediamo sprigionare in quello slancio verso l’alto, con quel pugno pronto a scattare verso il cielo è della vittoria contro Roger Federer nella finale del Masters 1000 di Cincinnati 2018. Neanche di uno Slam: di un “semplice” Masters 1000, però tra i preferiti dallo svizzero. Un torneo dove Roger partiva favorito. Perché la storia, dal punto di vista di Nole, è tutta lì: una faccenda tra loro due.
Il duello con Nadal è già risolto. Anche se lo spagnolo ha vinto più titoli Djokovic ha dimostrato che ormai lo batte quando vuole. Negli ultimi 5 anni di faccia a faccia, 10 vittorie contro 3. E se i tre successi dello spagnolo sono tutti sulla terra battuta (due a Roma e uno a Madrid), tra i 10 del serbo ce ne sono 3 sul “rosso”: una volta a Monte-Carlo, una a Roma e una a Parigi.
Il confronto con Federer invece resta un’incubo: anche con Roger negli ultimi 5 anni ha vinto 10 sfide contro 4, in realtà tutte quelle più importanti. Il problema però è sempre lo stesso: in tutte e 14 le occasioni il pubblico ha fatto sempre vistosamente e rumorosamente il suo per il suo avversario.
E’ probabile quindi che l’immagine che li ritrae insieme, alla stretta di mano dopo la vittoria di Novak nella finale di Wimbledon 2019, quella finita 13-12 al quinto set con due set point consecutivi annullati nel tie-break finale, sia una delle più dolci per il 33enne di Belgrado. Ancora una volta tutto lo stadio trepidava per Roger, ancora una volta la partita l’ha vinto lui.
Il problema è che non gli basta. Nole vuole l’amore. Pensa di meritarselo. Ce la mette tutta per ottenerlo. E, impegnandosi a fondo, coglie anche tutti i risultati di questo mondo. Difficile immaginare che non riesca nei prossimi anni a battere il record di settimane da n.1 o quello degli Slam vinti. Ha sei anni (in meno) di vantaggio. Ed è davvero il tennista di riferimento sotto tutti gli aspetti: perfetto tecnicamente, potente, elastico e integro fisicamente, determinatissimo mentalmente.
Osservare il suo diritto in elevazione, immortalato agli ultimi Open d’Australia (vinti, ovviamente, come tutte le partite di quest’anno), oltre mezzo metro da terra, gambe in spaccata e busto in perfetto equilibrio, sintetizza il suo predominio meglio di qualunque discorso. Un gesto così Federer e Nadal non se lo possono più permettere. Dunque non c’è davvero nessuno che lo possa insidiare se non si farà battere da quel suo grande Ego, necessario per arrivare a tali vette di performance ma pericoloso se ingombra la visuale.
Quello che Djokovic continua a non (voler) vedere è il fatto che il favore popolare a un eroe romantico come Federer è impossibile toglierlo. La gente non ce l’ha con Djokovic: ama Roger. E al cuor non si comanda.
E più Nole insiste nel cercare di far capire quanto è bravo anche lui, quanto è impegnato, sapiente e attento anche ai bisogni degli altri, più segna inconsapevolmente la differenza.
Roger non spiega niente: fa magie. I suoi colpi sono molto meno imitati di quelli di Nole, che oggi è il modello tecnico della maggior parte dei coach di tutto il mondo. Ma la sua grandezza sta lì, nel non detto. Il mago che spiega tutta l’abilità che serve per tirar fuori il coniglio dal cilindro ha finito di stupire. Puoi stimarlo ma l’emozione finisce lì.
Nole, che è cultore della piena coscienza di se stessi, della disintossicazione, della cura del proprio corpo e di un corretto modo di nutrirsi per star bene, si impegna anche a spiegarlo agli altri. Ha scritto un libro. Ha organizzato incontri con il suo guru online.
Pensa che condividere certe buone pratiche possa essere utile a tutti. E utile può esserlo davvero. E’ anche generoso che un campione offra al mondo il suo know-how. Per chi ha voglia di apprendere e cimentarsi sono regali preziosi.
Ma il silenzio di Federer su tutte questo cose è il mantello del grande illusionista, la ricetta segreta della Coca Cola, gli ingredienti e la procedura del piatto inimitabile di un cuoco stellato. Che cosa mangia, che cosa pensa del mondo, che esercizi ginnici fa per volare sul campo come fa da 20 anni? Mistero. Lui non ne parla. Non spiega. Va in campo con la sua solita eleganza e sciorina il repertorio. Gli spettatori fanno “ooh!”. Lui sorride, ringrazia, saluta. Magia. Amore.
Arrivato a 33 anni Novak Djokovic potrebbe anche godersi lo spettacolo con più nonchalance. Tanto alla fine vince quasi sempre lui. E in fondo è ancora più bello battere uno che sta incantando il mondo, che sembra fare cose magiche, impossibili. Vuol dire che davvero il prescelto sei tu. Più forte del migliore di sempre.
Il grande amore non arriva quando lo chiedi. Nasce quando sai accettarne la mancanza senza smettere di crederci. E di sorridere. Tanti auguri, Nole.