La riapertura dei ristoranti è una speranza per i 12 mila pescherecci della flotta italiana, visto che il 55% del pescato in Italia viene consumato fuori casa. E’ quanto afferma la Coldiretti, in occasione del primo week end della Fase 2 con il ritorno al piacere di mangiare fuori e le spiagge accessibili in molte località di mare. Lo stop forzato alla ristorazione è stato un duro colpo per il settore ittico che a cascata ha coinvolto anche pescherie e mercati all’ingrosso e alla produzione. Ad aggravare la paralisi del comparto sono stati anche i limiti agli spostamenti che, sottolinea Coldiretti, hanno causato anche il crollo della domanda di pesce fresco a vantaggio di conservati e surgelati.
In difficoltà anche gli oltre 800 allevamenti ittici lungo tutta la Penisola. Il consumo di pesci, molluschi e crostacei in Italia è di circa 30 chili l’anno a testa con la preferenza accordata fuori casa a polpo, vongole veraci, cozze da allevamento, seppia, tonno, astice, branzino, pesce spada e orata. Con la riapertura dei ristoranti ci sono le condizioni per gustare pesce fresco e sostenere un settore sul quale pesa anche una forte dipendenza dall’estero.
Nei mari italiani si pescano ogni anno circa 180 milioni di chili di pesce cui vanno aggiunti gli oltre 140 milioni di chili prodotti in acquacoltura, mentre le importazioni dall’estero hanno ormai superato il miliardo di chili. Anche per questo la Coldiretti ha elaborato un piano di sostegno post Covid alla pesca che prevede l’obbligo di indicare l’origine del pescato nei menu. (ANSA).