Il responsabile degli Affari esteri ha delineato la strategia dell’’esecutivo. Sei i pilastri: re-branding nazionale, la formazione e l’informazione, l’e-commerce, il sistema fieristico, la promozione integrata, la finanza agevolata
di An.C.
Il responsabile degli Affari esteri ha delineato la strategia dell’’esecutivo. Sei i pilastri: re-branding nazionale, la formazione e l’informazione, l’e-commerce, il sistema fieristico, la promozione integrata, la finanza agevolata
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«Abbiamo superato il periodo più buio di questa crisi sanitaria: ora il Paese può ripartire, con cautela ma con coraggio. E, finalmente, il motore del Made in Italy, asset strategico per eccellenza dell’economia e della imprenditoria italiane, può tornare a correre». Lo ha detto il ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio alla Farnesina per la firma del patto per l’export. Il documento, ha spiegato, ha recepito le istanze presentate dalle associazioni di categoria e le imprese per il rafforzamento della loro proiezione all’estero.
All’incontro alla Farnesina hanno partecipato la responsabile delle Politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova, il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri, quello delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, il responsbile dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, il ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini e la responsabile per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano. Presenti alla firma anche i principali enti preposti al sostegno all’internazionalizzazione del sistema produttivo (tra cui Agenzia Ice, Gruppo Cdp, Sace, Simest, Invitalia e Commissario generale per EXPO Dubai 2020), Confindustria e circa 20 associazioni rappresentative del sistema imprenditoriale.
Con l’occasione è stato presentato anche un e-book realizzato dalla Farnesina e destinato alle aziende italiane.
Piano su sei pilastri
La ripartenza dell’economia italiana, travolta all’emergenza Covid-19, nella strategia dell’esecutivo dovrebbe trovare nel patto per l’export un importante appiglio. Un patto che, come ha spiegato Di Maio, «si regge su sei pilastri», a partire dalla «comunicazione, perché la ripartenza non potrà prescindere dall’avvio di un grande re-branding nazionale». Le altre linee di intervento prioritarie saranno: la formazione e l’informazione, l’e-commerce, il sistema fieristico, la promozione integrata, la finanza agevolata.
Patto da 1,4 miliardi euro
Nel documento firmato oggi si legge che il patto per l’export riassume le risorse straordinarie stanziate dal governo per circa 1,4 miliardi di euro, con cui si rafforzeranno gli strumenti per l’internazionalizzazione delle imprese e si adotterà un’azione promozionale di ampio respiro. Per quanto riguarda il budget al momento disponibile, nel documento si spiega che «316 milioni di euro vanno per il Piano straordinario Made in Italy e per gli altri programmi promozionali dell’Ice (comprensivi di economie derivanti da annualità precedenti); 600 milioni di euro per il rifinanziamento del Fondo 394/81 (al netto dei rientri attesi sul fondo rotativo); fino a 300 milioni di euro per il finanziamento della componente a fondo perduto del Fondo 394/81, fino al 31 dicembre 2020; 82 milioni per le attività di promozione integrata e il piano di comunicazione previsti dal Dl “Cura Italia”; 30 milioni per un nuovo bando in materia di temporary export manager e digital export manager, a cura del ministero degli Affari esteri e Invitalia; oltre 8 milioni, in favore della rete delle Camere di commercio italiane all’estero, a valere sulle annualità del programma “True Italian Taste”, per attività di promozione delle eccellenze agroalimentari italiane e di contrasto all’Italian sounding; fino a 200 miliardi di garanzie statali per le imprese italiane attivabili attraverso la Sace, ai quali si aggiunge il potenziamento del sostegno finanziario all’export mediante l’assicurazione degli impegni in favore delle imprese italiane esportatrici da parte di Sace per il 10 per cento e da parte del ministero dell’Economia e delle finanze, per conto dello Stato, per il 90 per cento.