Gocce di sostanze grasse entrano nella rete dei vasi sanguigni dei polmoni provocando una cosiddetta ’embolia grassosa’: è un effetto del nuovo coronavirus scoperto dalla ricerca italiana in via di pubblicazione sull’International Journal of Obesity. Coordinato da Saverio Cinti, dell’Università Politecnica delle Marche, lo studio è stato condotto in collaborazione con Alessandra Valerio, dell’Università di Brescia, e con Enzo Nisoli, dell’Università Statale di Milano.
Le embolie grassose sono state osservate nei tessuti di persone obese con Covid-19 e l’ipotesi è che la presenza del virus nell’organismo favorirebbe la morte di un grande numero di cellule adipose, maggiore di quello finora osservato nelle infiammazioni del tessuto adiposo tipiche delle persone obese.
Finora embolie simili erano state osservate nelle vittime di gravi incidenti stradali in seguito alla fuoriuscita nel sangue di gocce lipidiche dalle ossa fratturate. “I quadri polmonari che si trovano nei pazienti Covid-19 si manifestano spesso con lesioni bilaterali come quelle causate dalle embolie grassose che possono far seguito alle fratture multiple”, osservano Antonio Giordano e Laura Graciotti, dell’Università Politecnica delle Marche.
“Come dimostrato dal nostro gruppo nel 2005 – afferma Cinti – il tessuto adiposo dei soggetti con obesità contiene molte cellule adipose morte, così che il grasso in esse contenuto fuoriesce nella matrice extracellulare e, almeno all’inizio, viene smaltito da cellule spazzino”.
Queste ultime, chiamate macrofagi, “non sono altro che cellule infiammatorie” e di conseguenza “il tessuto adiposo del soggetto obeso è un tessuto infiammato”. Le goccioline grasse si accumulano fra le cellule stimolando una risposta infiammatoria che cerca di eliminarle per riportare il tessuto in condizioni normali”.
Il motivo per cui il virus SarsCoV2 si comporta così, osserva Alessandra Valerio, è la presenza del recettore Ace2 sul tessuto adiposo, al quale si aggancia la proteina Spike, l’arma con cui il virus entra nelle cellule.