Il Cortile d’Onore del Palazzo di Brera | Foto: © Dimitris Vetsikas via Pixabay
E adesso che la Pinacoteca di Brera riapre al pubblico, il suo direttore ringrazia la città, attraverso un dono intriso di riconoscenza, per aver accolto quel messaggio e per non aver mai abbandonato, sebbene idealmente, le sale, protagoniste, con i loro tesori, di una comunicazione intensa con la città attraverso le porte virtuali del web.
Così, a partire da oggi, martedì 9 giugno, e fino all’autunno, il museo di Via Brera mette a disposizione l’ingresso gratuito per tutti i suoi ospiti. Un’entrata con prenotazione obbligatoria, replicabile più volte, e valida per tutta l’estate.
La Pinacoteca di Brera | Foto: © dimitrisvetsikas1969 via Pixabay
«Brera è una parte fondamentale di Milano – commenta Bradburne – e quando Milano soffre, Brera ne soffre. Quando Milano resiste, Brera resiste. Quando riapre Milano, Brera vuole festeggiare con la città e ringraziare tutti i suoi cittadini per la loro resistenza e resilienza. Ma questo è solo l’inizio – avremo bisogno di questo spirito di solidarietà e resistenza forse per gli anni a venire. Il mondo post-COVID sembra stimolante e avremo bisogno di tutto il nostro coraggio per affrontare le sfide».
E tra le sfide accolte dalla Pinacoteca, maturate negli ultimi mesi dell’emergenza, c’è anche quella di ripensare in chiave online le iniziative previste per il 2020, declinandole in forma diversa ma senza perdere di vista gli appuntamenti del ricco e stimolante calendario. A cominciare dalle celebrazioni per l’anno dedicato a Raffaello, che riprenderanno a settembre con un excursus dedicato agli allestimenti dello Sposalizio della Vergine dal 1806 al 1977, e che troverà ulteriore sviluppo nella ricostruzione dell’installazione concepita nel 1976 da Bruno Munari che permetterà di ammirare con occhi nuovi il capolavoro di Brera. Il percorso proseguirà idealmente con il Nono Dialogo Prospettive in prospettiva, una mostra virtuale che affiancherà allo Sposalizio dell’Urbinate il rotolo cinese Viaggio sul fiume durante il Qingming, realizzato da Zhang Zeduan all’epoca della Dinastia Song (960-1279).
Questo inedito accostamento offrirà spunti di riflessione sui diversi modi di rappresentare il tempo e lo spazio in contesti storici e culturali differenti.
Raffaello Sanzio, Sposalizio della Vergine, 1504, Milano, Pinacoteca di Brera
Anche il programma musicale della Pinacoteca si preannuncia particolarmente denso, continuando a proporre online (come anche durante il lockdown) e ogni terzo giovedì del mese, le esecuzioni dei giovani Maestri della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano.
Infine, il 21 settembre il tradizionale appuntamento con il Premio Rosa di Brera, darà un riconoscimento ad un sostenitore eccellente della Pinacoteca.
La ripartenza a 70 anni dalla storica riapertura
Eppure non è la prima volta che la Pinacoteca di Brera, nella sua gloriosa storia, si trova ad affrontare una chiusura prolungata.
La Pinacoteca di Brera durante la Prima Guerra Mondiale: nelle sale del museo si innalzano protezioni di sacchi di sabbia per proteggere i dipinti
Un lockdown più lungo, e ben più difficile, aveva sprangato, durante le due Guerre Mondiali, i cancelli del suggestivo tempio dell’arte nel cuore di Milano, che accoglie, tra i tanti capolavori, Il Bacio di Hayez, il Miracolo di San Marco di Tintoretto, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello o il Cristo morto di Andrea Mantegna.
«Brera fu chiusa durante entrambe le guerre e tutte le opere d’arte e i libri vennero posti al sicuro – racconta Bradburne -. Ettore Modigliani ha reinstallato l’intera collezione nel 1925, dopo aver negoziato il ritorno di opere d’arte rubate dagli austriaci durante la guerra. Dopo che Modigliani fu licenziato per essere ebreo nel 1938, Fernanda Wittgens divenne la prima donna in Italia a ricoprire un importante ruolo direttivo in un museo, e tenne aperta Brera fino all’estate del 1943, quando Milano fu pesantemente bombardata. Dopo la guerra, lei e Modigliani riuscirono a riaprire nove sale nel 1946, ma Milano dovette aspettare fino al 9 giugno 1950 per riaprire completamente la Pinacoteca. Quindi tre mesi di blocco non possono che essere un piccolo frammento rispetto alle ben più prolungate chiusure imposte dalla guerra».
Andrea Mantegna, Cristo Morto, 1475 – 1478 circa, Milano, Pinacoteca di Brera
Dopo i bombardamenti del 1943, che provocarono il crollo delle volte in ventisei delle trentaquattro sale, la lenta resurrezione della Pinacoteca dalle rovine ricominciò nel febbraio 1946 grazie ai grandi finanziamenti di alcune storiche famiglie milanesi. L’anno dopo, morto Modigliani, la storica dell’arte Fernanda Wittgens avrebbe assunto la reggenza dalla Soprintendenza alle Gallerie e della Pinacoteca di Brera intraprendendo in prima persona il piano di ricostruzione dei musei milanesi.
Ed è anche per questo che, a 70 anni dalla storica riapertura, il 9 giugno 1950, la ripartenza della Pinacoteca, ufficialmente istituita nel 1809 grazie al collezionismo politico e di stato, si carica di un significato ancora più profondo.
Francesco Hayez, Il Bacio, 1859, Milano, Pinacoteca di Brera
Come sarà la visita alla Pinacoteca?
Mascherine e distanza fisica, misurazione della temperatura – che per rendere possibile l’accesso al museo, dovrà essere inferiore a 37.5° C – un nuovo percorso di visita a senso unico saranno alcune delle novità introdotte al fine di consentire in totale sicurezza la visita alla Pinacoteca, che dovrà svolgersi in un tempo massimo di un’ora e 30 minuti.
Per ciascuna sala riaperta, che verrà sanificata due volte ogni giorno, è stato inoltre indicato un massimo affollamento, che in caso di afflusso superiore comporterà per il visitatore una breve attesa.
La Pinacoteca sarà visitabile – solo su prenotazione sul sito ufficiale – martedì e mercoledì dalle 9.30 alle 13.30 (con ultimo ingresso alle 11.50) e da giovedì a domenica dalle 14 alle 18.30 (con ultimo ingresso alle 17).
Un’opera per la ripartenza
«Brera non è l’ “hortus conclusus” del collezionista, il museo delle preziosità: Brera è una Galleria nazionale di ampio tessuto storico, creata da Napoleone ad “educazione del popolo” secondo un profondo pensiero illuministico che noi, eredi, non possiamo tradire». Era il pensiero di Fernanda Wittgens, lo stesso che Bradburne porta avanti con appassionata dedizione.
E alla domanda su quale sia un’opera della collezione, particolarmente rappresentativa di questi mesi, il direttore sceglie il Merisi.
«La Cena ad Emmaus di Caravaggio – spiega – rappresenta al meglio i valori civici di Brera sostenuti da Wittgens e Russoli».
Caravaggio, Cena in Emmaus, 1605-1506, Milano, Pinacoteca di Brera
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