Oltre 100 esperti di salute pubblica e ricercatori di diciotto Paesi, tra cui l’Italia, hanno sottoscritto una dichiarazione indirizzata a consumatori, rivenditori, aziende e classe politica sostenendo che i contenitori riutilizzabili sono alternative sicure per la salute durante l’emergenza COVID-19, respingendo così i proclami dell’industria della plastica in tutto il mondo.
Gli esperti sanitari – insieme a Greenpeace e UPSTREAM, organizzazioni della coalizione internazionale Break Free From Plastic – confermano che gli imballaggi monouso, inclusi quelli di plastica, non sono affatto più sicuri di quelli riutilizzabili e che i sistemi basati su prodotti sfusi e ricarica sono assolutamente sicuri se si rispettano le regole basilari di igiene.
“La tutela della nostra salute deve includere il rispetto e la pulizia della nostra casa, il Pianeta”, ha dichiarato il dott. Mark Miller, ex direttore di ricerca presso il Fogarty International Center del National Institutes of Health degli USA. “La promozione di inutili oggetti in plastica monouso per la presunta riduzione dell’esposizione al coronavirus genera un impatto negativo sull’ambiente, sui mari e sulle acque rispetto all’uso sicuro di sacchetti, contenitori e utensili lavabili e riutilizzabili”.
La dichiarazione sottolinea che disinfettanti e detergenti di uso domestico quotidiano sono efficaci nel disinfettare le superfici e i contenitori riutilizzabili. La dichiarazione è una risposta ai rinvii e alle sospensioni temporanee su divieti, normative e tassazioni, tra cui la plastic tax nel nostro Paese, registrati in tutto il mondo durante la pandemia.
“Approfittare delle crisi per promuovere la plastica usa e getta, spaventando le persone sull’uso di borse, contenitori e altri oggetti riutilizzabili – ottenendo così la sospensione di provvedimenti nei confronti dell’industria della plastica – è la prova che questo sistema è marcio. Il nostro Pianeta, e in particolare il nostro mare, è malato anche per l’inquinamento da plastica e la pandemia che viviamo ci insegna che non c’è più tempo da perdere”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. “Per mantenere le persone al sicuro e proteggere la nostra casa, dobbiamo ascoltare la scienza invece del marketing subdolo dell’industria della plastica che continua a fare profitti a scapito del Pianeta”.
In base a ricerche recenti la produzione di plastica quadruplicherà i volumi attuali entro il 2050 e sarà responsabile del 20 per cento del consumo mondiale di combustibili fossili, aggravando ulteriormente l’emergenza ambientale e climatica del Pianeta. Secondo Greenpeace l’unica possibilità concreta per fermare l’inquinamento da plastica è ridurre subito la produzione, a partire da quella frazione spesso inutile e superflua rappresentata dall’usa e getta.