Nel 2019 gli iscritti alle varie forme di previdenza complementare sono arrivati a 8,3 milioni (+4%). Nuovi contributi per 16,2 miliardi, ma sono cresciuti di 200mila unità, a 2,2 milioni, gli iscritti che hanno sospeso i versamenti. Richiesti di anticipi per 2,3 miliardi, mezzo miliardo per rendite integrative temporanee (Rita). Padula: fondi pensione e Casse dei professionisti si devono rafforzare
di Davide Colombo
Nel 2019 gli iscritti alle varie forme di previdenza complementare sono arrivati a 8,3 milioni (+4%). Nuovi contributi per 16,2 miliardi, ma sono cresciuti di 200mila unità, a 2,2 milioni, gli iscritti che hanno sospeso i versamenti. Richiesti di anticipi per 2,3 miliardi, mezzo miliardo per rendite integrative temporanee (Rita). Padula: fondi pensione e Casse dei professionisti si devono rafforzare
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Una maggiore concentrazione del sistema dei fondi pensione può garantire minori costi e una maggiore qualità nella gestione dei servizi offerti agli iscritti. E questo consolidamento serve non solo per centrare i nuovi standard organizzativi e di governance previsti dalla direttiva Iorp II ma, anche, nella prospettiva del mercato unico della previdenza complementare e l’arrivo, alla fine del prossimo anno, dei Pan-European Personal Pension Products (PEPP). Mentre per le Casse dei professionisti il governo deve provvedere subito all’adozione del regolamento sugli investimenti, atteso da nove anni. Sono questi i messaggi più forti che arrivano dalle Considerazioni del presidente della Covip, Mario Padula, oggi pubblicate sul sito dell’Autorità di vigilanza insieme con la Relazione annuale. Messaggi non nuovi ma che assumono un significato particolare se letti in questo tempo di crisi senza precedenti. L’anno scorso il numero delle forme complementari si è ridotto di 18 unità e conta ora su 380 fondi, vent’anni fa erano 739, quasi il doppio. Un ulteriore consolidamento – spiega il vertice Covip – può assicurare quelle economie di scala indispensabili per far crescere l’inclusione previdenziale (gli iscritti attuali sono un terzo dei lavoratori), migliorare la qualità dell’offerta e meglio orientare gli investimenti allo sviluppo dei mercati finanziari e la crescita dell’economia.
Risparmi previdenziali per 270 miliardi
Covip vigila su oltre 270 miliardi di risparmio previdenziale privato (185 miliardi dei fondi pensione; 87 miliardi delle casse professionali). Capitali che sono cresciuti l’anno scorso: 16,2 miliardi di nuovi contributi versati ai fondi, 1,6 miliardi alle Casse nel 2018. Queste ultime, in particolare, dal 2011 al 2018 hanno visto crescere le loro attività di 31,3 miliardi (+56,2%). Il 2019 è stato anche in anno di bonanza per fondi pensione, con rendimenti netti in crescita tra il 7 e il 12% (contro il +1,5% del Tfr), performance che restano positive nonostante il crollo dei mercati, in parte già recuperato, del primo trimestre 2020. Le uscite sono state invece pari a 8,4 miliardi: sono state erogate prestazioni pensionistiche in capitale per 3 miliardi e in rendita per circa 600 milioni. I riscatti 2,1 miliardi, mentre sono stati effettuate circa 500 milioni di rendite integrative temporanee anticipate (RITA), per lo più concentrati nei fondi pensione preesistenti. Le anticipazioni, per 2,3 miliardi, sono state in gran parte riferite a causali diverse dalle spese sanitarie o dall’acquisto o ristrutturazione della prima casa. «Nei prossimi mesi – spiega Padula nelle sue Considerazioni – è ragionevole attendersi, anche in relazione all’entità della caduta dell’attività economica, la flessione dei contributi e l’incremento delle richieste di prestazioni». Dinamiche su cui Covip mantiene i fari accesi, sapendo che l’anno scorso gli iscritti che non hanno effettuato versamenti sono stati complessivamente 2,2 milioni, il 26,4% del totale; rispetto al 2018, sono aumentati di quasi 200.000 unità. E la metà, 1,1 milioni di soggetti, non versa contributi da almeno quattro anni.
Gli investimenti in economia italiana
Il valore degli investimenti dei fondi pensione nell’economia italiana (titoli emessi da soggetti residenti in Italia e immobili) è di 40,3 miliardi, il 26,8% del patrimonio. I titoli di Stato ne rappresentano la quota maggiore, 30,9 miliardi. Le Casse hanno invece investito sull’Italia 35 miliardi (il 40,2% delle attività totali) mentre gli investimenti non domestici si attestano a 38,2 miliardi, corrispondenti al 43,9% delle attività totali. La residua quota del 15,9% delle attività totali è costituita essenzialmente da liquidità e da crediti contributivi. «Sugli assetti regolamentari delle casse in materia di investimento pesa l’assenza di un quadro normativo cogente e unitario» ha ripetuto anche quest’anno Padula. Il riferimento è a un regolamento interministeriale che il governo non adotta da 2011 senza una giustificazione particolare, un vuoto che rende questi investitori istituzionali una sorta di “unicum” a livello europeo.
Più adesioni e maggiore offerta online
Nelle conclusione del suo scritto – presentato quest’anno virtualmente come hanno fatto tutte le altre Autorità di settore per rispettare le regole anticontagio – Padula ha rafforzato il suo appello al sistema della previdenza complementare a compiere il passo avanti atteso ormai da tempo: crescita dimensionale, rafforzamento organizzativo, migliore offerta online dei prodotti e attenzione ai costi, sapendo che l’imminente competizione dei PEPP sarà forte. Mentre al Governo ha invece rivolto l’invito a valutare incentivi fiscali capaci di far crescere le adesioni ai fondi ma, anche, per agevolare «la ricostituzione delle posizioni nella fase di ripresa per quegli iscritti che abbiano fatto ricorso a forme di anticipazione, abbiano riscattato la posizione o interrotto la contribuzione».