Il brano di H.E.R. “Il mondo non cambia mai” contro il razzismo conquista il web: “Già quando partecipai nel 2001 suscitai l’interesse degli addetti ai lavori, ma la televisione forse non era pronta ad accogliere una figura ‘inquietante’ e senza definizione come la mia”
Erma Castriota, artista transgender in arte H.E.R., è la più votata delle prime due vincitrici del concorso Musicultura 2020 (con un distacco di circa 400 voti dalla seconda classificata Miele), il Festival della canzone popolare e d’autore, con il brano contro il razzismo “Il mondo non cambia mai” (Joseba Publishing).
Videoclip “Il mondo non cambia mai”: https://youtu.be/mCMX6SzeSX8
H.E.R.: “Identificare la propria esperienza di vita completamente in una canzone! Ecco cosa può succedere nel tornare a MUSICULTURA 2020, dopo ben 19 anni, con la mia nuova identità al femminile e parlare di abbattimento dei muri del pregiudizio. Fare di una canzone uno strumento ‘resistente’ per scuotere l’opinione pubblica su un tema sempre attuale come il pregiudizio e il razzismo mi rende davvero fiera oltre ogni aspettativa. È una vittoria che va oltre quella personale e coincide con il 28 giugno a ben 51 anni dai moti di Stonewall. IL MONDO NON CAMBIA MAI? NO! FORSE E’ GIA’ CAMBIATO!”.
Lo slogan “io con quelli come me, tu con quelli come te” ha separato il mondo: soprattutto in un momento così difficile non bisogna mai dimenticare di essere inclusivi. Questo è il messaggio di H.E.R, artista transgender, prima cantautrice italiana ad aver effettuato il cambio totale di genere nel 2004, che con un brano bandiera del suo pensiero ha vinto Musicultura 2020. Una canzone che parla di razzismo in maniera molto ampia.
Quella di H.E.R. (storica violinista dei Nidi d’Arac), nata in Puglia e diplomata in violino al Conservatorio di Musica e in scenografia all’Accademia di Belle Arti, è una sorta di ritorno, un volersi mettere nuovamente in gioco: già nel 2001 partecipò al concorso (all’epoca Premio Recanati) quando era ancora un ragazzo, suscitando anche l’interesse degli addetti ai lavori: “Ma la grande televisione forse non era pronta ad accogliere una figura ‘inquietante’ e senza definizione come la mia”, ci racconta.