Individuato nel cervello l’interruttore che accende il senso di responsabilità: è un circuito nervoso compreso tra lobo frontale e lobo parietale e può essere controllato dall’esterno modificando la consapevolezza delle proprie azioni. La scoperta, che aiuterà a comprendere i meccanismi alla base di malattie come la schizofrenia e la sindrome di Tourette, è pubblicata sulla rivista Science Advances dai ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con l’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi.
Lo studio dimostra che l’attività cerebrale finalizzata alla pianificazione delle azioni è centrale nel determinare il senso di responsabilità: questo rafforzerebbe la cosiddetta ‘ipotesi costruttiva’, secondo la quale confronteremmo le nostre previsioni con il risultato delle azioni per riconoscerle come di nostra responsabilità.
I ricercatori lo hanno scoperto usando la risonanza magnetica cerebrale per monitorare l’attività cerebrale di 25 volontari a cui era stato chiesto di accendere una lampadina premendo un pulsante dopo aver ricevuto un segnale visivo (condizione attiva) oppure lasciando che fosse lo sperimentatore a premere il loro dito sullo stesso pulsante (condizione passiva).
Dopo l’esperimento, i partecipanti dovevano giudicare l’intervallo di tempo percepito tra l’azione (attiva o passiva) e la sua conseguenza: come previsto dai modelli teorici, i soggetti che si sentivano responsabili dell’azione e delle sue conseguenze hanno giudicato l’intervallo temporale più breve rispetto a quello percepito in una condizione passiva. Questa esperienza può essere alterata andando a stimolare il cervello dall’esterno in maniera non invasiva.
Grazie alla tecnica di stimolazione magnetica transcranica, i ricercatori sono riusciti a interferire con il funzionamento delle regioni frontali inducendo le persone a sentirsi responsabili anche di conseguenze normalmente non attribuibili alle loro azioni.