Dettaglio del rosone della basilica di Santa Croce, Lecce. Foto © 2006 Matthias Kabel
Lecce, dove il Barocco è luce
Le sfumature dorate della pietra calcarea donano al centro storico di Lecce un aspetto leggiadro e solare. La sua morbidezza ha permesso agli esperti artigiani locali di lavorarla finemente, scolpendo statue, rilievi e decorazioni che sembrano ricami: nasce così il Barocco leccese, da ammirare passeggiando col naso in aria per le strade eleganti della città. Sono tanti i dettagli da osservare sulle facciate di chiese e palazzi nobiliari: dai caratteristici balconi mensolati ai volti incastonati tra motivi floreali e animali fantastici.
Basilica di Santa Croce, Lecce, dettaglio. User:Nikater / CC BY-SA
Capolavoro del Barocco cittadino è la Basilica di Santa Croce, esuberante, ricca, traboccante di ornamenti. Sulla facciata putti, telamoni e decorazioni zoomorfe si incontrano come in un racconto allegorico, disposti intorno all’enorme balaustra e al rosone finemente cesellato. L’interno non è da meno: maestose colonne in marmo sorreggono i capitelli istoriati oltre i quali si stende il bel soffitto a cassettoni. Dalle navate laterali fanno capolino cappelle e altari di pregio, come quello di San Francesco da Paola, capolavoro di Francesco Antonio Zimbalo. Accanto alla Basilica si trova l’ex convento dei Celestini, con il bel cortile scandito da colonne. Un altro splendido chiostro è quello della chiesa di San Nicolò e Cataldo, la più antica della città (1180), mentre splende di ori la Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Facciata della Basilica di Santa Croce, Lecce. User Laibniz on it.wikipedia / CC BY-SA
Il centro storico di Lecce è ricco di sontuosi palazzi: l’elegante Palazzo Arcivescovile, in Piazza Duomo, l’imponente Palazzo Vernazza che ingloba un torrone medievale, due cisterne olearie e perfino un antico tempio dedicato a Iside, il cinquecentesco Palazzo Carafa e il Palazzo del Seminario con il famoso Pozzo del Cino. Da non perdere in città sono anche l’Anfiteatro romano di Piazza Sant’Oronzo e il Castello di Carlo V, dalla storia stratificata: oggi ospita il Museo della Cartapesta, testimonianza di un’importante tradizione locale.
Otranto, la porta d’Oriente
Da Lecce ci dirigiamo verso Est. Visitiamo il castello e la cittadella fortificata di Acaya, suggestive vestigia del feudalesimo, e ci dirigiamo verso Otranto lungo la strada che costeggia l’Adriatico. San Foca e Roca Vecchia con Grotta della Poesia, Torre dell’Orso con gli scogli delle Due Sorelle e i faraglioni di Sant’Andrea disegnano uno dei tratti di costa più belli del Salento, punteggiato di storiche torri di avvistamento a picco sul mare turchese.
Veduta di Otranto dal Bastione dei Pelasgi. Freddyballo / CC BY-SA
Nel punto più a Est dello Stivale, Otranto rappresenta storicamente un luogo di incontro tra culture e popolazioni, conteso nei secoli per il suo valore strategico e commerciale. Oggi è una cittadina dall’atmosfera vivace, ma il soffio del passato si avverte in ogni angolo del borgo antico, un labirinto di vicoli, casette bianche e cortili, da sempre in simbiosi con il mare. Imperdibili le antiche mura, ricostruite più volte a causa delle incursioni turche, il quattrocentesco castello aragonese, set del primo romanzo gotico della storia (Il castello d’Otranto, appunto, di Horace Walpole) e la chiesa bizantina di San Pietro, nota per i preziosi affreschi e perché riproduce in miniatura la struttura della Basilica di Santa Sofia di Costantinopoli.
Alessandro Magno nei mosaici del Duomo di Otranto.
Ma la principale attrazione artistica di Otranto è Cattedrale romanica dell’Annunziata, lontana anni luce dai fronzoli del Barocco leccese. Edificata poco dopo l’anno Mille su resti di insediamenti messapici, romani e paleocristiani, è stata più volte distrutta e ricostruita. Memorabile fu l’invasione turca del 1480, quando le opere d’arte del Duomo furono distrutte e l’edificio trasformato in moschea. Agli 800 cristiani massacrati tra le sue mure in questa occasione è dedicata la toccante Cappella dei Martiri d’Otranto. Oltre la facciata a capanna della Cattedrale, si cela un autentico tesoro: il mosaico pavimentale dell’Albero della Vita, un capolavoro medievale denso di significati allegorici. Da Adamo ed Eva ai cicli cavallereschi, dall’epopea di Alessandro Magno ai bestiari medievali, l’immensa opera del monaco Pantaleone porta in scena il racconto del peccato e della salvezza attingendo ad ogni fonte allora conosciuta.
Nei sotterranei, infine, un’ampia cripta conserva affreschi datati dal Medioevo al Cinquecento: si dice sia stata costruita seguendo i modelli della Cisterna di Teodosio a Bisanzio o della Moschea di Cordova.
Affreschi e taranta: i tesori della Grecìa
Se da Otranto ci dirigiamo verso l’interno, Gotico e Barocco si mescolano al fascino della Grecìa, una manciata di paesi con lingua e tradizioni di derivazione bizantina. Durante il viaggio possiamo fare tappa al possente Castello di Corigliano o al borgo antico di Soleto, che in un labirinto di stradine medievali conserva palazzi e case gentilizie di insolita eleganza. Simbolo della cittadina è la bianca Guglia di Raimondello, caratteristica architettura tardo gotica che secondo la fantasia popolare fu costruita in una sola notte da una masnada di streghe e demoni.
La Guglia di Raimondello a Soleto. Lupiae / CC BY-SA
In questo tratto la tappa da non perdere è Galatina, patria della taranta e di una delle chiese affrescate più belle del Sud Italia. Una piacevole passeggiata separa le tre porte medievali del paese dalla Basilica di Santa Caterina d’Alessandria. L’interno è quasi completamente dipinto da maestranze di scuola giottesca e senese: scene tratte dalla Bibbia e dalla vita della Vergine si alternano alle figure degli Evangelisti e alle rappresentazioni dei Sette Sacramenti, dando vita a un autentico gioiello. Tra le chicche più gustose segnaliamo la rappresentazione degli Angeli Musici, quasi un’enciclopedia illustrata degli strumenti musicali medievali. Fanno parte della Basilica anche l’elegante chiostro con affreschi settecenteschi e un museo dal soffitto arabescato.
Affreschi della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina.
Si cambia totalmente registro con la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, trionfo rococò di statue, fregi e pitture. Poco distante, all’interno di Palazzo Tondi-Vignola, si può visitare la Cappella di San Paolo, luogo simbolo del tarantismo salentino: secondo la leggenda il suo pozzo miracoloso aveva il potere di guarire dai morsi del ragno.
Nardò tra terra e mare: un borgo gioiello e le sue ville eclettiche
Proseguendo verso Ovest, merita una visita il bel centro storico di Nardò. Un tripudio di arte barocca ci attende in Piazza Salandra, ornata dalla Guglia dell’Immacolata e dal Sedile, il Palazzo di Città. Su vicoli e stradine bianche si affacciano chiese ed edifici eleganti come il Palazzo dell’Università, testimone di una ricca storia culturale, ma anche tanti localini dalla piacevole atmosfera.
Villa Cappellari a Nardò. Photo credits Franco Cappellari. Courtesy ViaggiareinPuglia
Pochi chilometri e siamo già sulla costa ionica del Salento. Santa Caterina e Santa Maria al Bagno, le marine di Nardò, sono pronte a sorprenderci. In località Le Cenate, a due passi dal mare cristallino di Porto Selvaggio, i nobili locali facevano a gara a chi possedeva la villa più estrosa. Sono nate così la Villa del Vescovo, Villa Saetta, Villa Cappellari, Villa Venturi, Villa Muci, Villa Cristina dei Personé, esempi dello stile eclettico di moda tra Ottocento e Novecento. All’ombra di maestosi pini marittimi, il Neoclassico incontra il Liberty e il moresco in una curiosa fioritura di forme, colori e decorazioni. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale molte di queste ville furono requisite per dare asilo ai profughi ebrei che si fermarono qui prima di partire per la Palestina.
Gallipoli, la città vecchia. Colar / CC BY-SA
Gallipoli, la perla dello Ionio
In 20 minuti siamo a Gallipoli, la “città bella” di origine greca, che ci attende con il suo inconfondibile mix di bellezze naturali, patrimonio storico-artistico, gastronomia e vita notturna. Staccato dalla terraferma nel XV secolo e dotato di imponenti fortificazioni contro le scorrerie saracene, il borgo antico è un intrico di viuzze e case di pietra bianca impreziosito dal Barocco leccese. Ci danno il benvenuto il Castello e la Torre del Rivellino, a picco sul mare e collegati alla terraferma da un ponte seicentesco. Si trova qui anche la rinascimentale Fontana Greca con le rappresentazioni di tre miti legati al tema dell’acqua.
Chi ama l’arte sacra farà poi una puntata alla ricca Cattedrale di Sant’Agata, chi è incuriosito dalle tradizioni locali potrà fare una passeggiata al Porto Vecchio, cuore della cultura peschereccia cittadina, o visitare uno dei tanti frantoi ipogei di Gallipoli: nel solo centro storico ce ne sono 35, testimoni dei tempi in cui la città esportava olio da lampada in tutta Europa, illuminando le strade di Londra, Parigi e Vienna.
Veduta di Gallipoli. Di pcdazero via Pixabay