Il lungo preconsiglio di giovedì 2 luglio (sei ore) era riuscito a distriscare molti nodi ma non tutti e non in tempo per licenziare il testo in tempo per la riunione del Governo del giorno successivo. Ad alimentare le tensioni sono state in particolare le procedure di affidamento senza gara delle opere sopra 5,2 milioni si euro (soglia Ue) e le deroghe al codice degli appalti (poteri affidati alle stazioni appaltanti). La lite ha visto schierati da una parte Pd e Leu, dall’altra M5S, Italia viva e Palazzo Chigi con i democratici a difesa del Codice appalti.
Le priorità del Pnr
L’altro provvedimento all’esame del Consiglio dei ministri è il Piano nazionale delle riforme, un lungo elenco di priorità da mettere a punto a settembre e da portare a Bruxelles per accedere ai nuovi fondi europei anti-Covid che va dalla riforma del fisco (ma senza condono) agli investimenti in scuola, ricerca, trasporti e banda larga passando per il sostegno ad alcuni settori strategici dalla farmaceutica al biomedicale, dall’auto alla siderurgia – compresa la transizione green dell’Ilva di Taranto – all’edilizia, dal turismo e alla cultura. Un mosaico di cui un pezzo fondamentale è proprio il decreto Semplificazioni.
L’obiettivo, ribadito nel Pnr, è abbassare le tasse a partire da «ceti medi e famiglie con figli» ma anche accelerare «la transizione del sistema economico verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale». Per farlo resta cruciale un nuovo piano di spending review e la lotta all’evasione che punterà sull’incrocio dei dati e «il miglioramento della qualità dei controlli» ma, assicura l’esecutivo, non ci saranno «nuovi condoni che, generando aspettative circa la loro reiterazione, riducono l’efficacia della riscossione delle imposte».
Per modernizzare il Paese e spingere la ripresa dell’economia il piano del governo guarda soprattutto agli investimenti che, grazie ai fondi “Next generation”, potranno superare il 3% del Pil rimettendosi in linea con la media Ue. Priorità ai trasporti (a Roma si dovrà arrivare da tutta Italia in massimo 4 ore e mezza) e alla banda larga. Ma anche a istruzione e ricerca, che in tre anni dovrebbero ottenere circa 7 miliardi in più, lo 0,4% del Pil.
La finalità principale della riforma, scrive Gualtieri nella premessa al Piano nazionale di riforma – di solito allegato al Def di aprile ma che quest’anno è stato ritardato causa Covid – è «quella di rimuovere gli ostacoli che negli ultimi anni hanno rallentato non solo gli appalti e gli investimenti pubblici, ma anche, più in generale, la crescita dell’economia». Le semplificazioni rappresentano «il primo passo per attuare il Piano di Rilancio» e «fatto salvo il contrasto alla corruzione» si agisce in tutti i campi, dalla disciplina degli appalti all’accelerazione delle «opere pubbliche già finanziate e in fase avanzata di progettazione» ai tempi di «procedure e iter autorizzativi, senza compromettere le esigenze di tutela dei beni culturali e del paesaggio» alla spinta ai dirigenti pubblici ad «assumere le decisioni», circoscrivendo «puntualmente il reato di abuso d’ufficio e la responsabilità erariale degli amministratori».