Pubblicato il: 07/07/2020 14:32
Copernicus Climate Change Service (C3S) rivela che le temperature globali di giugno 2020 sono state pari a quelle record di giugno 2019. La caratteristica regionale più sorprendente è stata l’ondata eccessiva di calore sopra la Siberia artica, dove le temperature medie hanno raggiunto i 10 °C sopra la media del mese di giugno in alcune località.
La temperatura media di tutto il territorio nella Siberia artica – spiega C3S – è stata di oltre 5 gradi al di sopra della norma e di oltre un grado superiore alla temperatura del periodo dal 2018 al 2019, che ha registrato i due mesi di giugno più caldi di sempre.
“Trovare ciò che ha causato queste temperature record non è uno sforzo diretto in quanto vi sono molti fattori che contribuiscono a interagire tra loro – spiega il direttore di Copernicus Climate Change Service (C3S) di Ecmwf, Carlo Buontempo – La Siberia e il circolo polare artico in generale registrano grandi fluttuazioni di anno in anno e in precedenza hanno già sperimentato altri mesi di giugno relativamente caldi. Ciò che è preoccupante è che l’Artico si sta riscaldando più velocemente del resto del mondo. La Siberia occidentale ha sperimentato temperature più calde della media durante l’inverno e l’insolita primavera, inoltre le temperature eccezionalmente alte nella Siberia artica che si sono verificate a giugno 2020 sono motivo di preoccupazione”.
Inoltre, si ritiene che l’umidità del suolo inferiore alla media sia stata un fattore che ha contribuito all’aumento dell’attività degli incendi, concentrata principalmente nell’estremo nord-est della Siberia. Gli scienziati di Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams), anch’esso implementato dall’Ecmwf, hanno monitorato l’attività degli incendi dall’inizio della stagione boreale fino all’inizio di maggio.
Il numero e l’intensità degli incendi nella Repubblica di Sakha e nell’Oblast autonomo di Chukotka e, in misura minore in parti dell’Alaska e dei territori dello Yukon, sono aumentati dalla seconda settimana di giugno e hanno portato alle emissioni stimate più elevate negli ultimi 18 anni del set di dati Cams. Per giugno, sono stati rilasciati nell’atmosfera un totale di 59 megatonnellate di CO2, che è superiore al totale di giugno dell’anno scorso di 53 megatonnellate di CO2.
Per Mark Parrington, Cams Senior Scientist ed esperto di incendi presso Ecmwf, “ciò che è straordinario di questi incendi in Siberia è la sorprendente somiglianza con ciò che abbiamo visto nello stesso periodo dello scorso anno sia in termini di area colpita che di dimensioni degli incendi. L’anno scorso è stata di gran lunga un’estate insolita e da record per gli incendi nel circolo polare artico nel nostro Global Fire Assimilation System dataset, che risale al 2003. Quest’anno si è evoluto in modo molto simile e se continua a progredire come l’ultimo anno, potremmo vedere un’intensa attività nelle prossime settimane“.
“Temperature più elevate e condizioni di superficie più asciutte stanno fornendo le condizioni ideali affinché questi incendi possano bruciare e persistere per così tanto tempo su un’area ampia. Negli ultimi anni abbiamo assistito a schemi molto simili nell’attività degli incendi e nelle anomalie dell’umidità del suolo in tutta la regione durante le nostre attività di monitoraggio degli incendi”, ha aggiunto.
I dati: giugno 2020 ha registrato temperature simili a quelle di giugno 2019, il mese di giugno più caldo di sempre, con temperature di 0.53°C sopra la media del periodo 1981-2010 durante giugno e in generale negli scorsi 12 mesi, la Siberia spicca come la regione dove si sono verificate le anomalie più importanti, l’Europa ha registrato temperature ben al di sopra della media a nord e al di sotto della media a sud, in generale giugno 2020 è stato il secondo mese di giugno più caldo di sempre per l’Europa.
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