Ricostruito il viaggio di Godzilla dal Sahara al Sudamerica: i satelliti hanno fotografato la più grande nuvola di sabbia sahariana degli ultimi 20 anni mentre attraversa l’Atlantico. Le immagini sono state catturate dai satelliti Sentinel del programma europeo Copernicus, di Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione Europea, e da Aeolus dell’Esa.
Ogni anno, a partire dalla tarda primavera la polvere del deserto del Sahara è sollevata dai venti e dai temporali che la trasportano in atmosfera per tutta l’estate fino all’inizio dell’autunno, ma è la prima volta in 20 anni che si forma una nube così vasta, tanto da guadagnarsi il soprannome Godzilla. Secondo l’Ente americano per le ricerche sull’atmosfera e gli oceani (Noaa) la nube di polvere è circa il 60-70% più grande del solito.
La polvere del Sahara può restare in atmosfera per giorni o settimane, a seconda di quanto diventano secche, veloci e turbolente le masse d’aria. Normalmente, le particelle di polvere sahariana si disperdono nell’atmosfera e cadono nell’Atlantico prima di raggiungere le Americhe. Tuttavia quest’anno, la densa concentrazione di polvere ha percorso circa 8.000 chilometri, arrivando vicino a Caraibi, Stati Uniti meridionali e Sudamerica. I satelliti Sentinel-5P, Sentinel-2, Sentinel-3, la stanno monitorando da giugno, mostrandone l’estensione.
I dati di Aeolus, la prima missione satellitare ad acquisire profili del vento terrestre su scala globale, fornisce invece informazioni sull’altezza alla quale viaggia lo strato di polvere, indicando che si trova a un’altitudine compresa tra 3.000 e 6.000 metri dal suolo. Le particelle di polvere del deserto possono essere un problema per la salute, perché contribuiscono a peggiorare la qualità dell’aria, tuttavia la polvere sahariana svolge un ruolo importante nell’ecosistema, perché è una delle principali fonti di nutrienti essenziali per il fitoplancton, i microrganismi marini sulla superficie dell’oceano, e porta nutrienti nel suolo della foresta amazzonica.