(Fotografie di Lorenzo Zelaschi)
Pubblicato il: 20/07/2020 14:37
Quasi tre tonnellate di rifiuti, per il 96% di plastica. È quanto i pescatori della cooperativa Piccola Grande Pesca di Porto Garibaldi hanno tirato su nelle loro reti in sei mesi di monitoraggio, dal 30 settembre 2019 al 4 luglio 2020, con una pausa tra marzo e maggio a causa del lockdown dovuto alla pandemia Covid 19.
‘Pescati’, per l’esattezza, 2.958,2 kg di rifiuti, pari a 18.075 unità, la cui origine è da attribuire principalmente alle attività produttive di pesca e acquacoltura (76%), come calze per mitili, nasse, reti, cime, boe e altri attrezzi. Il 20% deriva, invece, dalla cattiva gestione dei rifiuti urbani che si riversano in mare e il 4% da fonti non identificabili.
Sono i risultati dell’iniziativa “Fishing for litter“, un delle attività del progetto “Zero Plastica in mare” promosso da Bnl Gruppo Bnp Paribas in partnership con Legambiente, presentati oggi in occasione della tappa di Goletta Verde in Emilia-Romagna. L’iniziativa ha impegnato 15 volontari di Legambiente e 46 pescherecci della cooperativa Piccola Grande Pesca, con la collaborazione della società Clara spa, della Capitaneria di porto di Porto Garibaldi e del Comune di Comacchio.
“Rispetto ad esperienze precedenti di fishing for litter, a Porto Garibaldi si conferma un deciso incremento della componente plastica, con picchi di ‘pesca’ giornalieri anche del 98%, attribuibile alle attività produttive di pesca e acquacoltura nei mesi autunnali e all’intensificarsi delle mareggiate che smuovono questi rifiuti dal fondale. In particolare, le calze per l’allevamento dei mitili finiscono sul fondale piene e, dopo essersi svuotate, risalgono verso la superficie smosse dalle correnti”, commenta Andrea Mantovani, Legambiente Delta del Po.
A fronte di questi dati, Legambiente chiede al Senato di approvare subito la legge SalvaMare, bloccata da oltre un anno e che consentirebbe ai pescatori di riportare a terra i rifiuti pescati accidentalmente: il disegno di legge, approvato a ottobre alla Camera, è completamente fermo al Senato, in Commissione ambiente, sottraendo tempo prezioso al recupero dei rifiuti affondati, il 70% di quelli che finiscono in mare, con danni alla biodiversità e all’economia della pesca.
L’obiettivo del progetto “Zero Plastica in mare” di Bnl Gruppo Bnp Paribas e Legambiente, è quello di liberare mare e fiumi da almeno 15 tonnellate di plastica, l’equivalente di oltre 340mila bottiglie e contenitori, e contribuire così a contrastare il marine litter, una delle principali emergenze ambientali degli ultimi anni.
Il progetto, che terminerà nell’estate 2021, prevede anche attività di citizen science, di pulizia, volontariato ambientale lungo quattro fiumi (in Lombardia, Lazio, Campania e Friuli Venezia Giulia) e il Fishing for Litter in tre porti di Lazio, Campania e Marche, oltre a quanto già avviato a Porto Garibaldi.
L’iniziativa prevede un’ulteriore azione specifica di raccolta e riciclo legati alla dispersione di retine utilizzate negli allevamenti di mitili in mare, uno dei rifiuti più comuni nell’alto Adriatico ed un monitoraggio scientifico delle microplastiche nei 4 fiumi scelti dal progetto.
Per Mauro Bombacigno, direttore Engagement di Bnl e di Bnp Paribas in Italia, “la salvaguardia dell’ambiente e il benessere delle persone devono essere, ancor di più adesso, al centro dell’impegno di ognuno di noi come contributo positivo per un futuro migliore con uno sguardo, soprattutto, alle nuove generazioni. A questo scopo prosegue la nostra partnership con Legambiente, per agire insieme nel concreto sviluppo del progetto Zero Plastica in Mare. Questa iniziativa è l’ulteriore conferma della nostra strategia di #PositiveBanking, per confermarci impresa impegnata nella sostenibilità economica, sociale e ambientale”.
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