Al di là del risultato portato a casa da Conte al vertice europeo, il governo punta al via libera al nuovo deficit in settimana per un voto entro luglio
di Marco Rogari e Gianni Trovati
Al di là del risultato portato a casa da Conte al vertice europeo, il governo punta al via libera al nuovo deficit in settimana per un voto entro luglio
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Alla girandola dei numeri che ha accompagnato la quarta, lunga giornata di negoziati a Bruxelles sono appese le prospettive di medio termine dei conti italiani. Che con l’aumento della quota di prestiti (loans) dovranno trovare il modo di gestire una linea del debito già schizzata in area 160% del Pil quest’anno. Una linea di debito destinata rapidamente ad appesantirsi con la richiesta di aiuti Sure da 20 miliardi per sostenere il peso degli ammortizzatori e su cui pende l’incognita Mes, anche se il premier Conte e i suoi uomini continuano a sostenere che i vantaggi e l’appeal di questo strumento sarebbero inferiori a quelli del pacchetto sui cui si è prolungata la trattativa in sede Ue.
L’impatto sul deficit della manovra estiva
A chiudere, almeno per ora, la macchina del deficit sarà la manovra estiva, finanziata dallo scostamento da 18-20 miliardi atteso a breve in consiglio dei ministri. Questa settimana, o al più tardi la prossima, il premier, di ritorno da Bruxelles, dovrebbe convocare il governo per avviare l’iter del nuovo disavanzo aggiuntivo, che il Parlamento sarà chiamato ad autorizzare. E, con questo calendario, le Camere potrebbero esaminare la richiesta assieme al Piano nazionale di Riforma, con il passaggio parlamentare indispensabile anche per inviare ufficialmente il documento a Bruxelles.
Obiettivo: voto congiunto a fine luglio
L’obiettivo condiviso da Palazzo Chigi e ministero dell’Economia è di arrivare, se possibile, a una sorta di voto congiunto il 29 o il 30 luglio. Un percorso che potrebbe essere tracciato dalla maggioranza per limitare la tentazione, soprattutto nelle opposizioni e in particolare in Forza Italia, di non garantire il «sì» a questa ulteriore fetta di indebitamento.
Anche l’ampiezza dei nuovi spazi fiscali che intende utilizzare il Governo avrà il suo peso. Al momento si viaggia attorno ai 20 miliardi, ma non è ancora esclusa la possibilità di salire ulteriormente lasciando come soglia minima il punto di Pil di cui si era parlato nelle scorse settimane.
Due miliardi da garantire ai Comuni (e 2,8 alle Regioni)
Anche perché il conto del nuovo decreto si presenta già appesantito dalle misure che servono per costruire una specie di appendice del decretone 34. Per il nuovo provvedimento, che in ogni caso non vedrà la luce prima di agosto, ci sono anzitutto gli almeno 2 miliardi da garantire ai Comuni, e i 2,8 miliardi su cui è stata raggiunta l’intesa fra governo e Regioni. In continuità con quella che è l’architettura di tutti i provvedimenti urgenti del filone Covid, ad assorbire la quota più consistente del nuovo disavanzo sarà l’estensione della Cassa integrazione, con non meno di 7-8 miliardi. Altri 3-5 miliardi dovrebbero essere necessari per la nuova proroga delle scadenze fiscali. Nel menù al quale si sta lavorando al Mef c’è anche un rafforzamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, già annunciato nelle settimane scorse dal ministro Gualtieri.