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Pubblicato il: 24/07/2020 18:33
(di Ilaria Floris)
La bellezza? “E un regalo, ma anche una maledizione”. A dirlo è Carol Alt che, ospite alla terza edizione dell’Italian Filming Festival Sardegna, in corso al Forte Village di Santa Margherita di Pula (Cagliari), si sofferma sul tema della bellezza che ha segnato da sempre, nel bene e nel male, la sua vita. “Io ero una brutta ragazzina, ero cicciottella, i ragazzi non mi chiedevano di uscire -dice l’attrice ed ex modella americana, sorprendendo i giornalisti- quindi, crescendo, per me il lavoro di top model non era risultare carina ma tirare fuori quello che avevo dentro con il mio lavoro. Io non ho avuto una vita facile, ma ho tanti progetti e tirare fuori la luce che ho dentro e invitare le persone a godere con me, a condividere, questo per me è molto importante”.
Carol Alt ha poi messo l’accento sull’assegnazione dei ruoli femminili nello star system. “E pieno di stereotipi -osserva la Alt- E un problema, perché a chi verrebbe in mente di offrire un ruolo da nonna a una che ha il mio viso (l’attrice ha sessant’anni, ndr)? Io non ho la faccia da nonna, quindi non me lo offrono. Sono stereotipi, io combatto per cambiarli. Le donne possono essere belle e nonne, belle e intelligenti, ma la bellezza non viene presa seriamente, quindi mi dispiace quando una donna deve ‘abbassare’ la sua bellezza per avere dei ruoli”.
Sul suo ruolo nel cinema, la Alt fa chiaramente capire di non avere mai puntato tutto sul suo aspetto fisico. “Ho un grande senso dell’umorismo -dice- e credo che sia questa la mia arma vincente. Sfato il mito che una donna bella non possa essere anche divertente, questo è quello che cerco di fare ogni giorno”. E aggiunge un suo personale ricordo del regista Carlo Vanzina, con il quale ha lavorato in una serie di film cult degli anni Novanta: “Carlo è stato il primo a guardarmi diversamente. Non come una super fotomodella, ma come un camaleonte. Lui ha visto i personaggi che potevo essere, mi ha dato la possibilità di fare qualcosa di diverso. All’inizio non ci prendevamo, ma dopo un po’ siamo riusciti a capire quale era il canale per comunicare, ed è stato uno dei registi che mi ha cambiato di più”.
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