Si vedono i loro volti e si sentono le loro voci. Poi si riprendono mentre fanno sesso. Un video nel quale i protagonisti sono quattro minorenni, tre maschi e una ragazzina, che fanno sesso in un luogo all’aperto, sta circolando sulle chat dei cellulari a Napoli. La Polizia postale ha ricevuto il video e adesso sta indagando per cercare di scoprire chi lo ha reso virale.
La vicenda è stata denunciata con un post su Facebook dal consigliere regionale campano Francesco Emilio Borrelli, lo stesso che aveva reso pubblico il caso della paziente ricoverata al San Paolo di Napoli e coperta dalle formiche. “Le immagini, che mostrano tre bambini e una bambina coinvolti in esplicite attività sessuali, sono state consegnate alla Polizia Postale affinché si risalga ad autori e protagonisti del video e alle loro famiglie perché gli sia immediatamente tolta la potestà genitoriale” scrive il consigliere regionale dei Verdi che ha ricevuto il video grazie alla segnalazione anonima che invitava a porre fine alla diffusione di questa vergogna.
“ Sono scene raccapriccianti – ha proseguito Borrelli – e purtroppo tutti i protagonisti sembrano assolutamente consenzienti e non in grado di comprendere i problemi cui andranno incontro attraverso la diffusione del video dove, ad eccezione di quello che riprende, sono tutti perfettamente riconoscibili”.
“Abbiamo già vissuto vicende drammatiche legate alla diffusione di video pornografici – ha concluso il consigliere dei Verdi – con vite spezzate dalla vergogna di essere mostrate in pubblico senza ritegno e umanità. Facciamo presto per togliere questo video on line prima che a pagarne le pesanti conseguenze siano quattro bambini”.
Il precedente
Proprio il Napoletano era stato teatro, nel 2016, di una vicenda finita in dramma: una donna di 33 anni era finita nel tritacarne dei social dopo che il video di un suo rapporto sessuale era finito online, condiviso e commentato migliaia di volte. La donna non aveva retto alla pressione e si era tolta la vita.
Era fidanzata quando un ragazzo aveva filmato un suo rapporto sessuale. Nel video lei parlava con lui – alludendo anche al fidanzato – ma non poteva mai pensare che quella persona avrebbe fatto girare quel video. Il filmato di cui lei era protagonista consenziente era stato messo in rete senza il suo consenso.
La lotta contro i social network e la ricerca dell’oblio
Aveva lottato per ottenere giustizia fino a quando il Tribunale di Napoli Nord aveva stabilito che aveva ragione e aveva obbligato con una sentenza diversi social, come Facebook, e a rimuovere le immagini che la riguardavano, i commenti e le frasi ingiuriose.
La multa da 20 mila euro
Ma nella stessa decisione il magistrato aveva scritto che la donna avrebbe dovuto pagare 20 mila euro in totale a cinque siti che invece erano stati ‘assolti’: Citynews, Youtube, Yahoo, Google e Appideas, oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15 per cento, perché avevano già rimosso i video.
La responsabilità di Facebook
Contro il social network di Mark Zuckerberg si era pronunciato il Tribunale Civile di Aversa che aveva bacchettato Facebook per non aver rimosso le pagine che rinviavano ai video della donna dopo la diffida presentata al Tribunale di Aversa quasi un anno prima, il 13 luglio del 2015.