ROMA – Quarantena attiva o tamponi per salvare la vendemmia ormai alle porte che necessita di manodopera. Lo chiedono le organizzazioni agricole Confagricoltura e Copagri, nel ricordare che l’aggravarsi della situazione mondiale legata ai contagi ha portato nuove restrizioni relative al movimento delle persone e, in particolare, dei lavoratori provenienti dall’Europa orientale fondamentali per le operazioni vendemmiali.
“E’ fondamentale avviare immediatamente un confronto con le autorità preposte, valutando possibili soluzioni alternative che permettano ai viticoltori di reperire la qualificata manodopera della quale necessitano”, sottolinea il presidente della Copagri Franco Verrascina a proposito dell’obbligo di quarantena per tutti coloro che arrivano in Italia dalla Romania e dalla Bulgaria. A questo proposito il presidente di Confagri, Massimiliano Giansanti, “chiede con urgenza che il Comitato Tecnico Scientifico si esprima sul protocollo condiviso tra parti speciali e Governo il 20 maggio scorso”, ricordando che le comunicazioni di assunzione degli addetti alla vitivinicoltura rappresentano ben il 20% dei 180 mila soggetti. La soluzione della quarantena attiva, spiegano le due organizzazioni già prevista in altri paesi europei come la Germania, prevede che i lavoratori possano svolgere il proprio compito senza perdere 14 giorni di attività; questo, a condizione che siano ospitati in azienda, che lavorino separatamente dagli altri e che non lascino l’impresa per 14 giorni. Copagri mette sul tavolo del confronto anche misure alternative, come l’effettuazione di tamponi entro 24 ore dall’arrivo del lavoratore o durante le visite prima dell’assunzione. I problemi che oggi si verificano per la vendemmia e per i lavoratori dell’Est Europa, domani possono ripresentarsi in altre modalità; da qui la necessità di studiare da subito un ventaglio di contromisure da mettere in atto nel breve periodo.