(Foto di Antonio Antonucci)
Pubblicato il: 29/07/2020 11:48
Dopo quasi trent’anni di impegno per la tutela del camoscio appenninico, la specie non rischia più l’estinzione grazie al lavoro di ricercatori e tecnici dei parchi, associazioni e comunità locali.
Una buona notizia che arriva in occasione del Camoscio Day, ricorrenza promossa per ricordare quel 29 luglio del 1991 quando un gruppo di ambientalisti abruzzesi e di cittadini iniziarono un percorso per salvare dall’estinzione il camoscio appenninico (quasi un secolo fa erano circa 30 gli esemplari rimasti in vita nell’areale che sarebbe poi diventato il Parco nazionale d’Abruzzo) e lanciarono da Farindola l’obiettivo di ripopolare l’Appennino centrale con almeno duemila camosci, sulle montagne appenniniche oltre i 2000 metri d’altitudine.
Oggi questo obiettivo è stato ampiamente raggiunto, e in attesa di avere i dati definitivi dei censimenti estivi che le aree protette interessate stanno completando, Legambiente anticipa che la popolazione ha sicuramente superato le 3mila unità.
Non bisogna però abbassare la guardia perché – denuncia Legambiente – per responsabilità della Regione Abruzzo e di alcuni sindaci si rischia seriamente di perdere una parte importante del territorio protetto del Parco regionale del Sirente Velino dov’è collocata una delle ultime popolazioni di camoscio appenninico introdotta ai fini di conservazione grazie al progetto Life Coornata.
Per questo oggi Legambiente ribadisce la contrarietà al taglio del Parco e sottolinea che l’importanza di aver vinto la sfida di conservare il camoscio sulle montagne appenniniche non può essere messa a rischio da improbabili e inutili progetti di infrastrutture sciistiche e di cementificazione delle montagne.
“La decisione di tagliare di 8mila ettari il perimetro del Parco, che chiediamo al Governo di impugnare – spiega Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree Protette e Biodiversità – mette a repentaglio uno dei progetti conservazionistici di maggiore successo per il nostro Paese e non trova nessuna giustificazione tecnica”.
“Aver salvato il camoscio appenninico dall’estinzione è indubbiamente un merito che va ascritto all’impegno dei Parchi dell’Appennino centrale (Abruzzo, Majella, Gran Sasso, Sibillini e Sirente Velino) a cui hanno contribuito ricercatori, tecnici, comunità locali e Legambiente, che hanno saputo collaborare per un obiettivo comune che trova origine nella strategia operativa della Convenzione degli Appennini e del progetto Ape (Appennino Parco d’Europa), di cui a dicembre di quest’anno celebreremo i 25 anni”.
“È stata messa in pratica una strategia coordinata per l’intero sistema di aree protette dell’Appennino centrale, grazie alla quale si è salvato dall’estinzione un animale di grandissima importanza per la biodiversità del Pianeta”, conclude Nicoletti.
Il camoscio appenninico è una sottospecie endemica per l’Italia, si tratta cioè di un animale che si trova esclusivamente nel nostro Appennino e in nessun’altra parte del mondo. Per questa ragione il 29 luglio con il Camoscio Day l’associazione ambientalista vuole ricordare un evento che ha dato l’avvio a una strategia vincente che ha permesso di salvare dall’estinzione questo bellissimo ungulato e che rappresenta anche un metodo di lavoro che può essere replicato per salvare altre specie ancora oggi a rischio.
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