Crescono le richieste delle imprese per i finanziamenti oltre i 30 mila euro: +30% in venti giorni. Molte domande non servono più per la liquidità ma per far ripartire gli investimenti
di Laura Serafini
Crescono le richieste delle imprese per i finanziamenti oltre i 30 mila euro: +30% in venti giorni. Molte domande non servono più per la liquidità ma per far ripartire gli investimenti
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La possibilità della proroga oltre il 31 dicembre delle garanzie pubbliche sui prestiti bancari comincia lentamente a prendere corpo. Nessuna decisione, nessuna conferma ufficiale al momento. Troppo presto, mancano ancora 5 mesi alla fine dell’anno. Eppure dietro le quinte i ragionamenti si cominciano a fare. La riflessione è partita analizzando il trend di questi finanziamenti, in particolare quelli rivolti alle imprese di piccola e media dimensione garantiti dal Fondo di garanzia per le Pmi gestite dal Mediocredito centrale.
134 mila richieste oltre i 30 mila euro per 45 miliardi
Nell’ultimo mese, dopo una prima fase di rallentamento, le richieste hanno ripreso a salire. Gli ultimi dati registrano 918 mila domande per un ammontare complessivo di 61,7 miliardi. L’aspetto interessante è che dopo il boom delle richieste per i finanziamenti garantiti al 100 per cento entro i 30 mila euro (secondo gli ultimi dati 784 mia domande per un importo complessivo di 15,6 miliardi) adesso stanno prendendo sempre più quota le operazioni garantite entro il 90% e per importi superiori a 30 mila euro.
Negli ultimi 20 giorni il trend di queste domande ha segnato un incremento del 30%, contro un più 10 per cento di quelle per i prestiti più piccoli. Le richieste per importi maggiori (la media arriva attorno a 300 mila euro) al momento sono circa 134 mila, ma l’importo è pari a 45 miliardi (contro 15 miliardi dei piccoli prestiti).
I prestiti supportano la ripresa ma anche i bilanci delle banche
La crescita della fascia più elevata dei prestiti, secondo la lettura degli addetti ai lavori, è vista come il segnale che le imprese – che devono comunque aver subito una contrazione dei ricavi dovuta al lockdown – cominciano a richiedere questi finanziamenti per fare fronte a nuovi ordinativi dopo aver smaltito le scorte. Non sono più dunque strumenti per fornire liquidità ma per far ripartire gli investimenti. Un trend che, dunque, è destinato a proseguire e probabilmente accentuarsi nella seconda metà dell’anno. Lo strumento del prestito garantito viene visto come un supporto per la ripresa, perchè consente di spuntare tassi di interesse più bassi e di beneficiare di due anni di preammmortamento (si pagano rate più contenute relative solo agli interessi, la restituzione del capitale parte dal terzo anno). In verità si sta rilevando uno strumento utile anche per i bilanci delle banche: questi prestiti per gli istituti di credito sono impieghi che generano commissioni e contribuiscono a sostenere i ricavi in un anno che altrimenti, a causa della crisi economica, avrebbe visto l’erogazione del credito subire una forte battuta d’arresto. Tra le operazioni oltre i 30 mila euro rientrano anche numerose ristrutturazioni dei debiti, ovvero imprese che rinegoziano allungando la durata del prestito (sempre usufruendo della garanzia) e riducendo l’ammontare della rata. Anche queste sono possibili perchè l’impresa sta riattivando il proprio business.
Erogati 61 miliardi su un potenziale di oltre 200 miliardi
Altro aspetto che contribuisce a rendere sostenibile l’ipotesi di una proroga è l’entità dell’ammontare sinora erogato: 61 miliardi. Quando sono state approvate le garanzie pubbliche, il governo aveva preventivato un effetto volano sui finanziamenti di almeno 200 miliardi. Questo vuol dire che la capienza delle risorse pubbliche per sostenere i prestiti garantiti è ancora ampia. E’ evidente, però, che per poter immaginare una qualsiasi forma di proroga bisogna passare dalla Commissione europea: le garanzie pubbliche sono state possibili grazie alla modifica temporanea della normativa sugli aiuti di Stato decisa a livello comunitario per consentire di sostenere la liquidità nel sistema economico durante il lockdown. Certo è che se la richiesta di prolungare queste misure arrivasse da più di uno Stato membro (cosa tutt’altro che improbabile) non dovrebbe essere complicato raggiungere l’obiettivo.