L’accordo prevedeva sette presidenti di commissione alla Camera e sette al Senato ai Cinque stelle, nove al Pd, quattro a Italia Viva. Salvini: maggioranza in frantumi
L’accordo prevedeva sette presidenti di commissione alla Camera e sette al Senato ai Cinque stelle, nove al Pd, quattro a Italia Viva. Salvini: maggioranza in frantumi
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Maggioranza di nuovo battuta in Senato: a guidare la commissione Giustizia di Palazzo Madama sarà ancora il senatore leghista Andrea Ostellari, eletto con 13 voti favorevoli. Saltato l’accordo che prevedeva di portare alla presidenza della commissione Pietro Grasso, che ha ottenuto 11 voti. Il leader della Lega, Matteo Salvini, esulta. «Dopo Gianpaolo Vallardi, anche Andrea Ostellari confermato presidente di commissione. Con il voto segreto vengono premiati il buon lavoro e la competenza della Lega. La maggioranza è in frantumi, completamente saltato l’inciucio 5Stelle-Pd» ha detto. Intanto, nella tarda serata si è dimesso da presidente della Commissione Giustizia della Camera Lello Vitiello. La decisione è stata comunicata al presidente Fico che deve convocare una nuova elezione.
Le fibrillazioni nella maggioranza
Le fibrillazioni alle stelle in M5s e nel Pd, con molti parlamentari, specie tra i pentastellati che hanno contestato gli accordi presi tra i capigruppo sulle presidenze delle 28 Commissioni permanenti dei due rami del Parlamento. Tra i Dem, invece, è riesplosa la concorrenza tra correnti. In serata al Senato in ben due delle 14 Commissioni la maggioranza va in frantumi facendo eleggere due senatori della Lega.
I capigruppo di Camera e Senato di M5s, Pd, Iv e Leu si sono incontrati svariate volte, ben quattro nelle ultime 24 ore per raggiungere una intesa sui Presidenti di Commissione. A livello di numeri gli accordi hanno previsto l’attribuzione a M5s di metà delle presidenze, sette alla Camera e sette al Senato; al Pd nove (5 a Montecitorio e 4 a Palazzo Madama), quattro a Iv (due in entrambe le Camere) e una a Leu (Piero Grasso alla Giustizia in Senato).
Già questo schema ha portato alcuni senatori e deputati pentastellati a contestare i rispettivi Direttivi: i rapporti di forza con gli altri partiti avrebbe dovuto condurre a pretendere 8 Commissioni e non 7 in ciascuna Camera. Il dubbio è che non basterà la notte per sbloccare il lungo braccio di ferro che sta investendo la maggioranza. Altra contestazione riguarda i nomi stessi dei presidenti designati dai partiti alleati, in particolare Piero Fassino alla Esteri della Camera, e i due esponenti di Italia Viva, Luigi Marattin e Patrizia Paita, indicati rispettivamente per la Finanze e la Trasporti.
Tutti e tre hanno in passato criticato o Grillo (Fassino) o il Movimento. Marattin sul Reddito di cittadinanza, Paita sulla Gronda di Genova). Nel Pd il problema è stato diverso, con la concorrenza tra correnti. In particolare Base Riformista, che numericamente è la più forte anche se nel partito è in minoranza, ha lamentato un suo sottodimenzionamento, anche se ha strappato con Piero De Luca la presidenza della Commissione Ambiente a Chiara Braga, di area Dem. “E stato un accordo complesso e difficile che ovviamente creerà anche qualche malcontento” ha ammesso il capogruppo Dem in Senato Andrea Martella.
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