Spunta un documento del 10 marzo in cui gli esperti avallano la decisione di fare di tutta Italia zona rossa. Da quel testo potrebbe presto essere eliminato il vincolo di riservatezza
Alzano e Nembro e i due livelli di protezione richiesti dal Cts – Che cosa accadde in quei giorni di inizio marzo, quando la zona rossa fu creata nel Lodigiano ma non ad Alzano Lombardo e Nembro? Perché quei due Comuni furono esclusi dalla “serrata”, prima di decretare il lockdown per l’Italia intera? Il 3 marzo il Cts chiede al governo di chiudere quei due Comuni ma Palazzo Chigi e Regione Lombardia rimandano la decisione. Il 7 marzo c’è un nuovo documento del Cts, che chiede due livelli di protezione: uno per le aree a maggior contagio, cioè Lombardia e le province del Nord più colpite, l’altro per tuta Italia.
Le due “zone rosse” – L’8 marzo, alle 3 del mattino c’è il discorso al Paese del premier Giuseppe Conte che annuncia la chiusura della Lombardia e di 14 province tra Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Marche. Ma bastano meno di 24 ore perché Conte decida invece di chiudere il Paese intero, stabilendo quindi di non seguire l’indicazione degli scienziati. Perché? Quel giorno si contano 133 morti, il numero più alto da inizio emergenza, 1.326 malati e 83 ricoveri in più nelle terapie intensive. Il capo dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro parla di “parti d’Italia dove il virus al momento circola meno” e comunque chiarisce che non ci sono aree d’Italia completamente immuni, E lo stesso Brusaferro invia al Cts una relazione sulla base della quale il Cts dispone il nuovo documento del 10 marzo che avalla la linea del governo.
Il documento del 10 marzo – Un documento in cui il comitato, dopo aver illustrato i nuovi dati aggiornati ricevuti dall’Istituto di sanità, chiarisce che bisogna “rallentare la diffusione per diminuire l’impatto assistenziale sul Servizio sanitario nazionale oppure diluirlo nel tempo”. E soprattutto, promuove di fatto le disposizioni del governo: “In riferimento alla decisione presa di estendere la chiusura a tutto il territorio nazionale, le misure adottate sono coerenti con il quadro epidemiologico configuratosi. Inoltre potrebbero venirsi a creare situazioni locali in cui possano essere necessarie ulteriori misure di contenimento”.