(ANSA) – ROMA, 12 AGO – E’ il digital overload, il
sovraccarico digitale, uno degli aspetti critici che si sono
sviluppati durante il lockdown. Riunioni di persona che si sono
trasferite su Zoom, giornate lavorative trascorse senza potersi
staccare dal pc. “Le persone hanno sempre utilizzato
applicazioni come Skype o Zoom per connettersi, ma è stata una
scelta – spiega Ian Gellatly, professore della University of
Alberta School foto Business – è comodo, ma ora essere online
tutto il tempo ci viene imposto e quella che era una
conversazione di persona di cinque minuti può coinvolgere 10
e-mail e la maggior parte della mattinata”.
Dagli esperti arrivano otto suggerimenti per gestire il
sovraccarico digitale. 1. Fare delle pause lontano dallo
schermo, un breve passeggiata o ad esempio un lavoretto
domestico, per far muovere il corpo non progettato per stare
seduto davanti a uno schermo per otto ore al giorno”.
2.Considerare se c’è effettivamente bisogno di una riunione
online. Per chi la gestisce potrebbe essere utile coinvolgere
gli altri utenti chiedendo feedback o stimolando delle domande.
3. Fare delle pause. L’ideale e’ un break dopo venti minuti. 4.
Essere brevi e cercare di limitare i meeting online alle
questioni più importanti che richiedono discussioni di gruppo.
La condivisione anticipata di documenti correlati ne riduce
anche la durata.5. Quando si parla, dare maggiore enfasi al
linguaggio del corpo, sorridendo o annuendo, e al tono della
voce in modo che le persone possano vedere e ascoltare più
facilmente.6. Non essere una distrazione. Spegnere la fotocamera
e premere il pulsante di disattivazione dell’audio durante le
riunioni per ridurre il disordine video e audio che può
distrarre gli altri.7. Evitare il multitasking durante le
riunioni. Non controllare i messaggi, non rispondere alle e-mail
o cercare di lavorare su qualcos’altro. E’ un “enorme drenaggio
mentale” secondo gli esperti e probabilmente significa che non
si sta facendo molto bene nessuna delle cose. 8. Configurare
gruppi online informali che non siano legati al lavoro. Da’un
senso di sostegno sociale quando ci si sente isolati. (ANSA).
Fonte Ansa.it