ROMA – È ormai una delle squadre maggiormente abituate ai palcoscenici europei, e anche per questo motivo l’Inter dovrà tenere gli occhi aperti. Lo Shakhtar Donetsk è da anni una realtà continentale, anche se non mette in bacheca un trofeo europeo dal lontano 2009, quando agli ordini di Mircea Lucescu riuscì ad alzare la Coppa Uefa, con l’apporto fondamentale della leggenda Srna e del nucleo brasiliano composto da Fernandinho, Jadson, Willian e Luiz Adriano. Anche a distanza di undici anni, lo Shakthar rimane una delle destinazioni preferite dai calciatori verdeoro che vogliono affermarsi in Europa e c’è anche chi, come Marlos e Junior Moraes, ha addirittura preso la nazionalità ucraina. La semifinale di Europa League contro l’Inter è una grande occasione per quei giocatori che intendono mettersi in mostra, sognando l’approdo in campionati di maggiore blasone. La squadra allenata da Luis Castro da anni è costretta a giocare perennemente in trasferta: la “tana” dello Shakhtar, la splendida Donbass Arena, inaugurata nel 2009, è stata infatti abbandonata per ragioni di sicurezza nel 2014 a causa della guerra del Donbass, un conflitto iniziato nell’aprile del 2014 e tuttora in corso. L’impianto venne seriamente danneggiato il 23 agosto 2014 a causa dell’esplosione di due ordigni.
L’allenatore
Dopo una vita da calciatore trascorsa prevalentemente in club minori, la carriera di Luis Castro da allenatore ha preso il volo dopo il buon lavoro svolto alla guida del Penafiel. Castro ricevette nel 2006 la chiamata del Porto per occuparsi del settore giovanile prima e della squadra B poi. Il suo destino è strettamente legato a quello di Paulo Fonseca: quando l’attuale tecnico della Roma si dimise nel marzo 2014 venne promosso ad interim come allenatore dei Dragoni di Oporto. Accettò quindi di tornare a occuparsi della squadra B, salvo poi lasciare la società nel 2016 per riprendere il cammino fuori dal Porto: le esperienze con Rio Ave, Chaves e Vitoria Guimaraes lo hanno rimesso in carreggiata, fino all’approdo in Ucraina, ancora una volta al posto di Paulo Fonseca, appena volato a Roma. Alla guida dello Shakhtar ha ottenuto il primo titolo nazionale della sua carriera, stravincendo il campionato 2019-20 con 23 punti di vantaggio sulla Dinamo Kiev alla fine della poule scudetto.
La squadra
Castro non è andato a snaturare il sistema messo in piedi da Fonseca. Gli uomini del reparto offensivo dello Shakhtar sanno fare la differenza: Marlos, Alan Patrick, Junior Moraes e Taison si conoscono da anni e hanno agevolato l’inserimento di Marcos Antonio, centrocampista brasiliano classe 2000 arrivato in estate. L’Inter non è il primo club italiano affrontato dallo Shakhtar, che in Champions League è stato eliminato dall’Atalanta: un doppio confronto che mise in mostra sia i pregi degli ucraini, una squadra matura, molto tecnica e capace di creare costantemente superiorità numerica sulla trequarti grazie alle doti in dribbling dei trequartisti, che i difetti. Formazione abituata a controllare il gioco in campionato, lo Shakhtar trasporta questa caratteristica anche in Europa, esponendosi però al rischio delle ripartenze. Accettare l’uno contro uno in difesa, specialmente contro un avversario come Lukaku, fisicamente devastante e in uno stato di grazia dal punto di vista della forma, potrebbe essere letale per la retroguardia ucraina. L’Inter dovrà tenere d’occhio le corsie, con Dodò, soltanto omonimo del terzino ex Roma, sempre molto portato alla sovrapposizione sulla fascia destra.
Il cammino
Lo Shakhtar ha iniziato la stagione europea in Champions League, andando a un passo dalla qualificazione nel girone dell’Atalanta: gli ucraini hanno pagato a caro prezzo il doppio pareggio nella sfida con la Dinamo Zagabria, perdendo l’occasione per chiudere il discorso dopo aver sconfitto i nerazzurri (1-2) a San Siro. Non è servito neanche il pareggio in casa del Manchester City dominatore del raggruppamento, dopo che gli inglesi avevano vinto largamente a Kharkiv nel primo match del torneo. I ragazzi di Castro hanno poi perso nettamente la sfida da dentro o fuori con l’Atalanta, un secco 0-3 sotto i colpi di Castagne, Pasalic e Gosens. Il terzo posto nel girone ha portato lo Shakhtar a giocare l’Europa League, subito contro un avversario delicatissimo: la doppia sfida con il Benfica ha visto gli ucraini tremare specialmente nel match di ritorno. Dopo il 2-1 dell’andata a Kharkiv, i portoghesi si erano portati sul 3-1 al Da Luz, salvo poi farsi riprendere dalle reti di Stepanenko, giocatore di grande solidità ed elemento cardine della mediana di Castro, e Alan Patrick. Contro il Wolfsburg, nell’ultimo match europeo degli ucraini pre-lockdown, le reti di Junior Moraes e Marcos Antonio avevano ipotecano la qualificazione (1-2), poi blindata il 5 agosto (3-0) prima del netto 4-1 contro il Basilea a Gelsenkirchen.
Fonte www.repubblica.it