Dalla strada al mare. Le vie dell’automobile sono davvero infinite. Considerando che tra poco cominceranno anche a salire per aria ce n’è davvero per tutti. Le auto anfibie, però, hanno già una storia piuttosto lunga. Auto che, pur essendo state progettate per viaggiare sull’asfalto o al massimo sulla sabbia, si “tuffano (talvolta all’inseguimento di imprese rocambolesche) in mare o nel lago.
Un desiderio di mare e di acqua che sembra catturare in misura preponderante (anche se ci sono illustri precedenti come la Lotus di 007 che risale dal mare su una spiaggia in Sardegna o la Rolls di Top Gear che guidata da Jeremy Clarkson si tuffa in una piscina) i modelli più popolari.
Nel 1964 fu il caso, ad esempio, del Maggiolino della Volkswagen che attraversò due volte (la prima quasi al buio per vedere se l’impresa era possibile e sfuggire anche alle motovedette della Capitaneria) lo Stretto di Messina.
L’impresa, voluta dall’importatore italiano del tempo della Vw, l’Autogerma, vide una vettura di serie con poche modifiche e affidata a Bent Axel Schlesinger – che era all’epoca responsabile dell’assistenza dell’Autogerma e ne divenne in seguito l’AD, accompagnato come navigatore da Franz Kuen capo degli ispettori Autogerma – entrare in acqua a Cannitello e approdare dopo una traversata di 7 chilometri nei pressi di Ganzirri, 10 chilometri a nord di Messina, dopo 38 minuti.Quel Maggiolino amante del mare diventò subito famoso anche perché pubblicato sulla copertina del mensile Quattroruote.
La sua trasformazione in veicolo anfibio risultò facile grazie richiedendo una saldatura continuna della scocca per rendere possibile il galleggiamento, l’adozione di un chiusura di sicurezza alle portiere (per ottenere una tenuta perfettamente ermetica) e lo spostamento verso l’alto degli scarichi con apposite prolunghe e la sistemazione direttamente in abitacolo della presa del filtro aria. Tutto l’impianto elettrico venne protetto da una struttura a tenuta stagna e la propulsione venne ottenuta inserendo un’elica direttamente all’uscita dell’albero motore. Da notare che Schlesinger e Kuen ripeterono per la terza volta la traversata dello Stretto di Messina con la stessa auto, nell’estate del 1984, in occasione del 20mo anniversario della loro storica impresa.
Nel 1981 in Germania fu invece la volta della Citroen 2CV che nella sua lunga vita vanta numerose trasformazioni anche in motoscafo da corsa. In questo caso invece per iniziativa di un produttore di sigarette e della filiale tedesca Citroen tedesca nacque la Gauloises Schwimm-Ente che prevedeva la presenza, nella parte posteriore della 2CV ‘natante’ di un vero e proprio motore fuoribordo. Ma l’auto affronta sole le calme acque del fiume Elba.
Bisogna arrivare al 2006 – dopo una lunga serie di prove dimostrative con vari livelli di difficoltà sui laghi di Como e Maggiore, sul fiume Po, sul mare della Sardegna e nel tragitto tra Napoli e Capri – per vedere una Fiat Panda affrontare il difficile tratto di mare della Manica, che divide la Francia dall’Inghilterra. L’impresa, da Folkeston a Cap Gris Nez, è stata realizzata da un appassionato milanese, Maurizio Zanisi, che dopo un passato nel settore delle auto gran turismo e degli allestimenti speciali, si è dedicato dal 1996 in poi con la sua società ZAM allo studio e alla produzione di mezzi anfibi.
L’evento vide la piccola Panda Terramare 4×4, dotata di tubolari per consentirne il galleggiamento, superare le difficoltà di 25 miglia in mare aperto in 6 ore e 15 minuti di viaggio. A un primo superficiale sguardo, la Panda Terramare 4v4 non è molto dissimile dalla sua ‘sorella’ tradizionale. In realtà gli interventi effettuati da Zanisi sono numerosi: le porte sono state saldate, il tetto aperto, gli interni ridotti all’essenziale, una cintura di tubolari gonfiabili in pochi minuti grazie a un compressore tre lati dell’auto e un grande sostegno nella parte posteriore regge il propulsore a idrogetto.Fonte www.repubblica.it