BARCELLONA – Cronaca di un disaccordo annunciato. La prima riunione tra il Barcellona e il clan Messi si è chiusa con un nulla di fatto che, sebbene fosse stato messo in preventivo da entrambe le parti, lascia maggiormente con l’amaro in bocca il fuoriclasse argentino. E già, perché la strategia del presidente Josep Maria Bartomeu è quella di rimanere inflessibile sulla propria posizione: o clausola o nada. Un vero e proprio scacco al re, dal quale il miglior calciatore al mondo potrà venir fuori esclusivamente con una genialità che però, suo malgrado, questa volta, non dipende da lui. E così, sebbene sinora non abbiano di certo dimostrato di avergli saputo dare buoni consigli, la palla passa ai suoi legali obbligati, dalla mossa di Bartomeu, a prendere l’iniziativa e a farlo in maniera decisa. E già, perché l’obiettivo non può più essere quello di cercare la complicità di una società che ha fatto chiaramente capire che non ne vuole sapere di negoziare. Un club che, negli ultimi venti anni, Leo ha considerato la sua seconda casa e, per certi versi, forse anche la prima.
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Se il Barcellona è stato chiaro, altrettanto schietto è stato papà Jorge che ha fatto sapere “in modo cordiale”, assicurano i presenti, a Bartomeu che Lionel considera conclusa la propria esperienza in blaugrana. Un concetto che aveva voluto sottolineare anche ieri mattina, al suo arrivo all’aeroporto del Prat dove, rincorso da un’irriducibile schiera di giornalisti, non aveva potuto fare a meno di assicurare che molto difficilmente suo figlio sarebbe rimasto a Barcellona aggiungendo. allo stesso tempo. di “non aver parlato con nessuno”. Nemmeno non Pep Guardiola? “No”. In questo pirandelliano gioco delle parti, la verità non è mai assoluta e, spesso e volentieri, non è nemmeno vera. E non tanto perché la BBC ha rivelato che il City e il crack rosarino sarebbero già arrivati a un accordo sulla base di 700 milioni di euro da spalmare su cinque stagioni (tre a Manchester e due a New York), ma soprattutto perché è improbabile che Messi si stia affrettando a chiudere la tappa più importante della propria vita – e anche lui sa bene che non ce ne potrà mai essere una uguale – senza conoscere lo stadio dove andrà a svernare nel caso in cui i suoi prodi avvocati dovessero riuscire a spuntarla.
La debacle in tribunale è un’ipotesi che il Barcellona, forte del sostegno della Liga, non prende nemmeno in considerazione. Bartomeu ne è certo e questo lo induce a ritenere che negoziare con Messi sia inutile, in quanto un possibile punto d’incontro tra le parti coinciderebbe – spicciolo più, spicciolo meno – con quello che potrebbe sancire un eventuale giudice chiamato in causa con la differenza, tutt’altro che irrilevante dal punto di vista dell’immagine, che se battaglia legale sarà, l’avrà voluta Messi e non lui che, in maniera inaspettata, diventerebbe il paladino degli interessi del barcelonismo. I dati sono, del resto, noti a tutti e non c’è bisogno di ricorrere alla tavola pitagorica per capire che – nel caso in cui la Pulga si dovesse rivolgere alla Fifa chiedendo il transfer e, quindi, la rescissione unilaterale del proprio contratto (un’opzione che acquisisce sempre più peso) – il suo valore di mercato potrebbe essere fissato intorno ai 120-150 milioni. È disposto (sempre ammesso che possa permetterselo) il Manchester City a pagare una somma del genere per un calciatore che l’anno prossimo potrebbe arrivare gratis? E, soprattutto, è disposto a farlo considerati i suoi recenti problemi con il Fair play finanziario della Uefa? È anche per questa ragione che la BBC si limita a parlare dell’accordo City-Messi che, però, diventerebbe carta straccia qualora l’interpretazione data dai legali dell’argentino alla sua clausola di rescissione si dovesse rivelare fallace. Sotto questo aspetto, è utile ricordare che la scorsa estate, il Real Madrid pagò 100 milioni di euro per portare al Santiago Bernabéu Eden Hazard al quale rimaneva, come succede oggi alla Pulga, un solo anno di contratto (con il Chelsea). Un’operazione che potrebbe essere ritenuta un punto di partenza attendibile per stabilire il prezzo del cartellino del ‘diez’, tenendo chiaramente in conto anche la crisi provocata dall’emergenza coronavirus.
Una congiuntura che il Barça conosce bene. Ai 200 milioni persi quest’anno, il club blaugrana dovrà sommarne, infatti, altri 300 relativi alla campagna 2020-2021, durante la quale, nelle previsioni iniziali, il Barça avrebbe dovuto fatturare 1,1 miliardi di euro che, invece, si sono visti ridotti ad “appena” 800 milioni. Un’ulteriore prova che il braccio di ferro di Bartomeu abbia anche e soprattutto una matrice economica lo dimostra la campagna pubblicitaria, avviata ieri (sic), con la quale la società blaugrana ha fatto sapere ai propri tifosi che la nuova camiseta è già arrivata negli store ufficiali. Ebbene, a dominare il manifesto c’è proprio Leo, il capitano fuggente, scortato da Piqué, Dembélé, Griezmann, de Jong e Ter Stegen. Non si tratta di una ripicca, bensì della necessità di contare, almeno per un anno ancora, sulla marca Messi: le vendite della sua maglietta rappresentano, infatti, i due terzi del totale. Un durissimo colpo, un altro, che il Barça non può proprio permettersi e che, come noto, non se lo può permettere nemmeno la Liga: “L’impatto dell’addio di Cristiano Ronaldo è stato quasi nullo, ma se dovesse andare via Messi lo noteremmo”, assicurava l’anno scorso il presidente Javier Tebas. L’ultimo a salire, sempre ieri, sull’Open Arms che sta provando disperatamente a salvare il campionato spagnolo è stato il capitano del Real Madrid e della Roja, Sergio Ramos: “Messi si è guadagnato il diritto di decidere il proprio futuro”. Detto questo “per il calcio spagnolo, per il Barça e anche per chi come noi preferisce vincere contro i migliori sarebbe bello se restasse. La Liga è più competitiva se c’è lui e i Clásicos più belli”. L’unica buona notizia, in questo senso, arriva da Frenkie de Jong: “Messi è ancora nel gruppo di whatsapp della squadra”. Non proprio una prova indiziaria sul suo futuro, ma senza dubbio sufficiente ad alimentare l’irrazionale ragionevole dubbio al quale si afferrano i tifosi blaugrana.
Fonte www.repubblica.it