Nella Chiesa di San Cristoforo esposta un’installazione multimediale che stimola una riflessione sul ruolo della tecnologia e dei social media nell’epoca del distanziamento sociale.
Domenica 6 settembre ultimo giorno per visitare, nella splendida cornice della Chiesa medievale di San Cristoforo nel centro storico di Lucca (Via Fillungo 10), la mostra dell’artista americana Rachel Lee Hovnanian dal titolo “Dinner for two”. Un evento espositivo, curato da Annalisa Bugliani e Alessandro Romanini, costituito da un’articolata installazione multimediale creata dall’artista per stimolare riflessioni sul ruolo della tecnologia e dei socia media sulle persone ma che celebra anche il potere dell’arte di ridestare le coscienze e di fungere da stimolo e guida nei momenti bui della civiltà. In occasione del finissage domenica 6 settembre la Hovnanian, dalle ore 18.30 alle 19.30, vista l’impossibilità di venire in Italia a causa della pandemia Covid-19, sarà collegata in diretta con la mostra in videoconferenza dal suo studio negli Usa e sarà disponibile ad interagire e rispondere alle domande dei visitatori insieme ai due curatori.
Basata su un approccio intensamente umanistico, concepita con un’acuta e inquietante preveggenza nel 2012, l’installazione “Dinner for Two”, che da il titolo alla mostra, viene esposta in diversi format per accordarsi ai vari luoghi secondo dinamiche site specific, come avvenuto di recente in occasione della mostra dll’artista al Southampton Art Center di New York nel 2020. In questo caso, ospitata nella navata centrale della chiesa del IX secolo, l’opera mostra allo spettatore le conseguenze dell’alienazione prodotta dai dispositivi tecnologici e dei social media incrementata in questa congiuntura storica, dal distanziamento sociale.
Una tavola sontuosamente imbandita, simbolo archetipico del convivio e fulcro delle interazioni umane, ospita due commensali sotto forma di una presenza video digitale, che, nonostante la condivisione rituale del pasto, sono immersi in un silenzioso isolamento interrotto solo dai suoni di notifica degli smartphones. Distanziata ma contigua, una bambina, anch’essa in forma digitale – idealmente membro dello stesso nucleo famigliare – segue pedissequamente le stesse procedure di chi pensa a se stesso. A completare l’installazione, elementi plastici realizzati in marmo che sottolinea allo stesso tempo il nobile portato storico insito nel materiale e la dimensione “culturale”, “fake” e antifunzionale e quindi narcisistica. “Sin dalle origini della sua carriera artistica – spiegano i due curatori Annalisa Bugliani e Alessandro Romanini – , l’opera di Rachel Hovnanian si è concentrata in maniera militante sulle derive provocate dai mezzi tecnologici di comunicazione, sulle fragilità strutturali della società minata da uno sfrenato edonismo e dal diffuso narcisismo caratteristico della nostra civiltà mediatica; fenomeni deflagrati in maniera macroscopica con la recente pandemia e il distanziamento. L’artista stimola nei visitatori un atteggiamento attivo liberato dalla contemplazione passiva caratteristica dei mass media, riportando in primo piano, ancora una volta – concludono i due curatori -, il potere dell’arte e della cultura nella crescita delle persone”.