ROMA – Van, c’è modo e modo per tradurre questo sostantivo dall’inglese. Uno è furgone, e suona male per un mercato dell’auto sofisticato come quello italiano. Un altro è monovolume, e questo piace perché è l’interpretazione degli americani con cui hanno inventato negli anni 80 il genere. Così un viaggio in van per gli ultimo scampoli estivi è un’idea che ritorna per attraversare con più sicurezza personale un paese ancora ferito dal coronavirus: meglio riappropriarsi di un veicolo spazioso per spostare famiglie e bagagli con qualche accortezza sanitaria in più.
Che poi i tempi sono ancora altri, perché della monovolume è rimasto piuttosto il concetto di auto pratica fino a sette posti, dagli interni modulabili e dall’architettura alta: oggi il van moderno – nella sua accezione sopra descritta – viene trasformato sul mercato quasi sempre in un Suv o in un crossover, modello dalla simil funzionalità ma con un design alla moda. Un tipo di carrozzeria che sta velocemente divorando la monovolume, la familiare, la berlina occupando tutti i segmenti e allargandosi anche ai sette posti, territorio di caccia un tempo riservato ai soli van.
Ma non tutto è perduto. Nel 2019 pre Covid-19, quando ancora non sapevamo che si stava meglio quando si stava peggio, in Europa la Mercedes-Benz Classe V – van o monovolume con possibilità di avere fino a otto posti, un record – ha aumentato le vendite del 6%, con 31.365 unità. Certo una goccia nel mare, ma è un fatto che la grande monovolume – Mercedes e le altre – resista meglio dei modelli più piccoli all’assalto dei Suv. Tuttavia il vento soffia in altre direzioni: se Seat ha sostituito la monovolume Alhambra a sette posti con il Suv Tarraco sempre a sette posti, le Ford Galaxy e S-Max (di nuovo a sette posti) non dovrebbero avere un’altra generazione, anche se l’anno prossimo arriveranno sul mercato in versione ibrida. E mentre Volkswagen ha fatto sapere che almeno una delle sue monovolume tra Golf SportsVan, Touran e Sharan potrebbe essere cancellata, Renault potrebbe rinunciare alla monovolume media Scénic e alla più grande Espace. E sarebbe più che una semplice rivisitazione del piano prodotto.
Renault è il marchio che ha inventato il van all’europea, cominciando dall’Espace nel 1984 prodotto per lei da Matra e poi con la Scénic, diventata per lunghi anni la best seller del segmento medio e senza dimenticare che con la prima Twingo del 1993, il capo designer Patrick le Quément fece la più innovativa monovolume del mercato in soli 3,43 metri. L’adieu saprebbe pure un po’ di beffa, considerando che Scénic ed Espace nelle ultime generazioni hanno ricevuto uno stile più da crossover proprio per compensare la perdita di consenso della classica forma mono.
Ma tutto cambia e oggi. Non è un caso che la monovolume più venduta al mondo nel 2019 sia per noi una perfetta sconosciuta: la cinese Wuling Hongguang, 373.878 unità immatricolate (-21,3% sul 2018) secondo il sito specializzato focus2move. Tra l’altro, a sette posti ormai ci può essere qualsiasi cosa: oltre a van e Suv, per esempio una Tesla Model S, berlinona elettrica che all’occorrenza dispone di due posti in terza fila posizionati contro il senso di marcia. Una soluzione antica ma sempre pratica quando serve, come accadeva negli anni 70 sulle Volvo station wagon della serie 200, monumento svedese alle familiari di ogni tempo.
Van famoso, per tornare alle origini, è stato il Volkswagen Bulli, con questo nome passato alla storia al punto da non far ricordare quello vero, né che fosse nato per lavoro e poi diventato negli Stati Uniti degli anni ’60 il veicolo simbolo degli hippy, pur derivato dal Maggiolino tanto voluto da Adolf Hitler. E come non sognare di farsi un giro sulla Fiat 600 Multipla, van all’italiana presentata al Salone di Bruxelles nel gennaio del 1956, che in poco più di tre metri e mezzo di lunghezza poteva ospitare fino a sei persone. Con il suo corpo vettura allungato e spiovente stupì, anticipando un concetto di auto di qualche decennio: la stampa europea ed italiana la esaltarono come unica, con la sola eccezione chissà perché de l’Avanti, il quotidiano del Partito socialista, critico a cominciare da un’estetica non certo bella.
Van, dipende dalla traduzione e anche da un ritorno al futuro: date una occhiata ai prototipi per la guida autonoma e se le forme vi sembrassero quelle di un veicolo alto, comodo e spazioso, le Quément e Lee Iacocca che inventò la monovolume in America potrebbero aver visto prima quello che noi consumatori non avremmo nemmeno immaginato.Fonte www.repubblica.it