Il grande stress. Prima l’attesa per l’esito dei tamponi, scampato dai corridori ma non dal direttore della corsa, Christian Prudhomme, positivo al Covid e per sette giorni costretto a mollare il posto a François Lemarchand. Poi 168 km tra le folate dell’Atlantico a incombere minacciose. La tappa delle Isole, da Île d’Oléron a Île de Ré, si risolve in volata: guardando l’altimetria ci stava, vivendo la tappa un po’ meno. Vince Sam Bennett: sprint dei suoi, lineare, di potenza. Al funambolo Caleb Ewan stavolta non riesce la magia, è secondo e precede Peter Sagan. Ai piedi del podio Elia Viviani: non è il massimo, ma rispetto alle prime tappe è un passo in avanti. L’Irlanda torna a far festa dopo due anni -l’ultimo irish a vincere era stato Daniel Martin al Mur de Bretagne due anni or sono- e Bennett si commuove: “Ho sempre sognato di vincere una tappa al Tour ma non riuscivo a immaginare come sarebbe stato. Ho anche pensato che non sarebbe mai successo. In volata ho aspettato a partire perché c’era vento contrario, ho pensato che forse avevo aspettato troppo, e invece ho vinto. So che non dovrei piangere ma in questi momenti è difficile trattenere le lacrime”.
Tappa difficile, unisce località poco battute dal Tour. Oleron sede d’arrivo solo nel 1983: vinse Riccardo Magrini, attualmente apprezzatissimo commentatore per Eurosport. Non nascose il fatto che quello fosse il punto più alto della carriera, anche con un paragone ‘scomodo’ (“Una tappa al Tour ne vale 5 al Giro). Île de Ré, l’arrivo, ha invece messo a dura prova gli storici: tracce solo una kermesse, nel 1975, con Bernard Thevenet a sfoggiare la maglia gialla dopo aver posto fine alla tirannia di Merckx.
Il tracciato non presenta neanche un cavalcavia, di quelli spacciabili per GPM di 4° categoria. Ma si vive su quanto successo nel vento verso Lavaur, un ricordo alimentato dalle folate atlantiche. Lavaur è costata secondi d’oro a Tadej Pogacar che, ironia della sorte, va giù anche stavolta. Insieme a lui, tra gli uomini di classifica, anche Guillaume Martin: rientrano, ma soffrono. Sta peggio Sam Bewley, costretto all’abbandono. Ma in generale di acciaccati ce ne sono tanti: tra loro Davide Formolo, che arriva con più di un quarto d’ora di ritardo. Per l’ex campione d’Italia la sospetta frattura della clavicola.
Skuijns, uno dei coinvolti nelle cadute
Insomma, tutti sulla corda. Altre cadute (Alaphilippe perde la possibilità di aiutare il compagno di squadra Bennett), altre trappole. Rischia di caderci Miguel Angel Lopez (uno da primi dieci), costretto alla rincorsa affannosa – portata a termine – lungo i 2926,5 metri del ponte di a Île de Ré, il secondo più lungo di Francia.
Volata. La preparazione dice che potrebbe vincere Bol. La Sunweb monopolizza, ma al momento buono l’olandese sparisce. E’ presente invece Sam Bennett, che sfila anche la maglia a punti a Sagan. Lui esulta, i big sospirano di sollievo: il vento è alle spalle.
ORDINE D’ARRIVO
1. Sam Bennett (Irl, Deceuninck-QuickStep) in 3h35’22”
2. Caleb Ewan (Aus, Lotto Soudal) s.t.
3. Peter Sagan (Svk, Bora-Hansgrohe) s.t.
4. Elia Viviani (Ita) s.t.
5. Mads Pedersen (Den) s.t.
6. Andre Greipel (Ger) s.t.
7. Bryan Coquard (Fra) s.t.
8. Cees Bol (Ned) s.t.
9. Jasper Stuyven (Bel) s.t.
10. Luka Mezgec (Slo) s.t.
CLASSIFICA GENERALE
1. Primoz Roglic (Slo, Jumbo-Visma) in 42h15’23”
2. Egan Bernal (Col, Ineos-Grenadiers) a 0’21”
3. Guillaume Martin (Fra, Cofidis) a 0’28”
4. Romain Bardet (Fra) a 0’30”
5. Nairo Quintana (Col) a 0’32”
6. Rigoberto Uran (Col) s.t.
7. Tadej Pogacar (Slo) a 0’44”
8. Adam Yates (Gbr) a 1’02”
9. Miguel Angel Lopez (Col) a 1’15”
10. Mikel Landa (Esp) a 1’42”
14. Tom Dumoulin (Ned) a 3’22”
15. Richard Carapaz (Ecu) a 3’42”
26. Thibaut Pinot (Fra) a 33’57”
Fonte www.repubblica.it