ROMA – Agli italiani piace la bicicletta. Per capire quanto, basta scorrere i dati pubblicati dall’Osservatorio nazionale sulla Sharing Mobility, promosso dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile con i ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture e Trasporti, relativi all’analisi realizzata su 31 città italiane capoluogo di provincia che offrono servizi di bike sharing. Nel rapporto viene evidenziato come il bikesharing continui la sua ascesa con l’aumento delle città coinvolte, del numero di bici a disposizione degli utenti (raggiunta quota 35.000), diversificando l’offerta sia in termini di tipologia del mezzi (a pedalata tradizionale ed elettrici), sia come modelli operativi (“free-floating”, a flusso libero e “station-based”, con stazioni definite). Le città coinvolte dall’analisi sono Bergamo, Bologna, Bolzano, Brescia, Como, Ferrara, Firenze, Forlì, Genova, La Spezia, Livorno, Mantova, Modena, Milano, Padova, Palermo, Parma, Pesaro, Pisa, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Roma, Siena, Terni, Torino, Trento, Treviso, Udine, Venezia e Verona.
“I dati del rapporto annuale sul bikesharing – ha sottolineato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – ci confortano perché dimostrano che le città italiane stanno rapidamente evolvendosi verso un modello di green city che vede la mobilità condivisa al centro del progetto; sarà importante nei prossimi mesi e nei prossimi anni estendere questo modello virtuoso di mobilità anche nelle città italiane del centro sud che potranno certamente replicare con successo quanto il bikesharing ha dimostrato nelle città del centro nord”.
La ricerca sottolinea poi come il bikesharing sia il servizio di sharing mobility più diffuso in Italia, e insieme ai monopattini in sharing, è il servizio che ha mostrato la risalita più marcata una volta terminato il periodo di lock-down. Le bici elettriche in condivisione sono 5.413 (15%) di cui il 70% relative a servizi free-floating, che si sono rapidamente evoluti verso l’elettrificazione, mentre sono in forte crescita anche le iscrizioni degli utenti (60%), grazie al contributo dei servizi free-floating (con modalità di iscrizione praticamente immediate). Lo studio specifica che il bike sharing free-floating è caratterizzato da noleggi brevi (sia per durata che per percorrenza): oltre il 50% dei noleggi non ha una durata superiore ai 5 minuti e ben il 73% è inferiore ai 500 metri. Decisamente differenti i dati station-based, in cui gli spostamenti si attestano tra 1 e 2 km e il 60% dei noleggi dura tra i 6 e i 20 minuti. Diverse anche le abitudini di utilizzo per giorno della settimana e orario con il maggiore utilizzo del sistema free-floating nel weekend (1 noleggio su 4 avviene nel fine settimana) e una prevalenza dello station-based negli orari di picco (18% dei noleggi tra le 8 e le 10 del mattino e 17% tra le 17 e le 19). Da segnalare poi che a breve sarà disponibile anche un sistema flessibile al 100% poiché Nextbike lancerà a ottobre il primo sistema composto da un mix di biciclette elettriche e muscolari in un sistema ibrido, che prevede sia stazioni fisiche, sia virtuali.
Nel rapporto è presente anche un focus sulle sette città italiane in cui operano contemporaneamente un servizio di free-floating e uno di station-based (Bergamo, Mantova, Milano, Padova, Parma, Reggio Emilia e Torino), e dove il numero dei noleggi totali è rimasto pressoché costante, mentre è variata la proporzione tra sistemi station-based e free-floating con quest’ultimo che in soli due anni (2017-2019), è passato dal 25% al 55%. Invece, sul piano della percentuale di utilizzo di ciascuna bici nell’arco delle 24 ore, il valore più alto è stato rilevato a Brescia con il servizio BiciMia, seguito da CicloPi di Pisa e ToBike di Torino. Sul fronte degli abbonamenti annuali ai servizi di bikesharing ci sono ampi divari (da un minimo di 15 euro a Siena, al massimo di 300 euro per il servizio sperimentale di free-floating a Parma), mentre in media, il costo di un viaggio di 20 minuti è di circa 1,2 euro per il free-floating e scende a 0,5 euro per lo station-based. Infine, sono stati individuati quattro modelli di gestione adottati dai servizi di bikesharing in Italia, ovvero la gestione pubblica tramite società in-house, azienda speciale, società partecipata, cooperative sociali; appalto per la fornitura del servizio di bikesharing con o senza fornitura del sistema; concessione di servizio pubblico; e autorizzazione da parte dell’Amministrazione locale alla gestione privata del servizio.Fonte www.repubblica.it