Roma, 19 set. – “I bambini nati da parto cesareo vengono scippati di quell’eredità microbica che madre natura ha programmato per il neonato, ovvero il passaggio attraverso il canale da parto e la conseguente consegna di microbiota materno. Questi bambini hanno un’alterata composizione del microbiota intestinale e quindi una disbiosi”. Lo dichiara Leonardo Miniello, vicepresidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) e docente di Nutrizione infantile all’Università di Bari, anticipando il proprio intervento al congresso virtuale in live streaming della Sipps ‘Napule è…’, in programma da domani al 20 settembre. Il titolo della sua relazione, prevista sabato, sarà ‘Microbiota: i biomodulatori’.
Il microbiota intestinale agisce in difesa del nostro corpo da agenti patogeni, ha delle funzioni immunitarie vitali e sviluppa quelle metaboliche, però “l’Italia- denuncia il professor Miniello- detiene il triste primato, insieme alla Cina, sull’incidenza del parto cesareo. La media del Paese è del 38%, in Campania si arriva anche al 55/60% e la Puglia si attesta al 45%”.
Secondo il vicepresidente SIPPS non solo neonati e bambini possono avere delle disbiosi intestinali, ma “quasi tutte le persone sotto stress. Queste, hanno delle ricadute sensibili sulla composizione del microbiota intestinale, dovuto all’esistenza di un asse tra intestino e cervello. Il 90% della serotonina, l’ormone del buon umore- approfondisce l’esperto- viene prodotto dall’intestino e regolato dal microbiota intestinale. Quindi, una disbiosi può determinare un’alterazione del carattere e del comportamento”.
Per risolvere il problema di squilibrio microbico intestinale dei bambini “si può fare ricorso- consiglia Miniello- ai biomodulatori. Ce ne sono di quattro tipi: probiotici, prebiotici, simbiotici e postbiotici. L’importante è chiedere sempre al pediatra che saprà consigliarne uno che abbia funzioni immunomodulanti favorevoli”.
Scavando più a fondo il professore definisce il microbiota intestinale come “l’organo fragile, perchè, negli ultimi 50 anni, abbiamo alterato la sua composizione con cibi sempre più curati microbiologicamente e con l’antibiotico terapia facile. Noi- prosegue- veniamo dalla campagna, consumavamo la carne una volta alla settimana e avevamo una dieta ricca di carboidrati, legumi e cereali. Purtroppo, questo tipo di alimentazione è stato abbandonato. Per un ragazzo è più ‘cool’, fa più ‘figo’ essersi ‘sparato’ un bigburger piuttosto che aver mangiato la pasta e ceci della mamma. Dobbiamo tornare alle nostre tradizioni ed esportare la nostra cultura culinaria. Invece- conclude- siamo stati assediati ed espugnati da culture oltreoceano che hanno alterato e violato la nostra entità biologica”.