Trento, 25 Settembre. Si sono concluse ieri le riprese del film Fra due battiti, ultima fatica di Stefano Usardi (Luigo, 2017, Affittasi vita, 2019) prodotto dalla FiFilm Production di Caterina Francavilla ed interpretato da Stefano Scandaletti, Maria Vittoria Barrella, Giulio Cancelli, Stefano Detassis, Federico Vivaldi, Remo Girone, Roberta Da Soller, Lara Balbo e la partecipazione, tra gli altri, di Massimiliano Varrese e Valentina Melis.
Le riprese si sono svolte a Trento e l’uscita è prevista nel 2021.
SINOSSI:
Giovanni (Stefano Scandaletti) è un giovane scrittore che vive a Trento nella villa lasciatagli in eredità dai genitori scomparsi. Passa le sue giornate girovagando in città alla ricerca di nuove avventure ed ispirazioni. Intanto, Mark (Giulio Cancelli), uno sceneggiatore “atipico”, gli crea a sua insaputa bizzarri ed emozionanti frammenti di vita…
L’intero meccanismo narrativo è sorretto dall’estroso maggiordomo di casa (Remo Girone), che passa invece le sue giornate a riscrivere spartiti di Schubert.
L’unica vera preoccupazione di Giovanni è scrivere un libro sulle emozioni per aiutare Tommaso (Federico Vivaldi) a riprendere in mano la sua vita ed a perdonarsi quel giorno che ha dimenticato la figlia in macchina mettendone a rischio l’esistenza.
L’arrivo di Rosa (Maria Vittoria Barrella), però, rompe gli equilibri e complica l’intreccio narrativo. Giovanni se ne innamora perdutamente e abbandona il progetto del libro a cui si stava dedicando tanto intensamente.
Con l’entrata in scena di Luca (Stefano Detassis), uno scrittore in crisi esistenziale, la continua alternanza tra realtà e finzione diviene preponderante, rendendo il confine tra le due sempre più labile. In fondo, nulla è come appare…
NOTE DI REGIA:
La ricerca di un senso lineare a volte può confondere molto più di quello che si pensa. È il primo lungometraggio che nella sua realizzazione non ci fa minimamente comprendere che film stiamo girando. Ogni giorno pensiamo che sarà quello seguente a darci delle risposte chiare e comprensibili sulla configurazione finale del film, ma questo non avviene. Così, giorno dopo giorno, ci godiamo la sua lenta realizzazione senza angoscia perché la produzione è consapevole della difficoltà di un progetto di questo genere. Non mi piace vedere il girato giornaliero che abbiamo realizzato perché non voglio tradire il film che ho in testa e che sono ansioso di vedere in sala. Il cast ci sta regalando momenti di grande emozione e sento che i confini tra i vari piani espressivi si stanno dissolvendo. È quello che desidero traspaia dal film: una completa distruzione dei piani mediali. La dimensione del film si dissolve nella nostra pratica di realizzarlo e noi stessi siamo in balia di questa frantumazione dei piani espressivi. Nel film cercheremo con tutti i mezzi di rompere la bidimensionalità dello schermo, e questo avverrà anche all’interno del film stesso: è il vero obiettivo del film. La storia, la vera storia, non è altro che la ricerca di se stessi nella grande messa in scena che è la vita, di cui il personaggio principale ne è convinto di poter gestire la potenzialità. Ma come avviene per chiunque, e noi che stiamo realizzando il film lo possiamo notare da un punto di vista privilegiato, non è possibile scorgere i confini tra la realtà e quella più vera ancora, molto semplicemente perché esistono tante realtà quante le persone che le possono vedere. Ed è per questo che il mio cuore batte a mille ogni giorno che mi “sveglio”, perché sto cercando di far vedere agli altri la mia realtà, quella che penso di vedere solo io. Non so quando riuscirò a farlo profondamente in un film, ma spero sarà questo, ad ogni modo non mi arrendo perché come dice il protagonista del film: «la vita è na roba troppo bella!»
(Stefano Usardi)