VERONA – Era l’aprile nel 2002 quando Mario Frick regalò l’ultima vittoria scaligera sull’Udinese. Da allora il derby del nord est aveva visto l’Udinese uscire sempre imbattuta dal Bentegodi. Per trovare poi sei punti gialloblù dopo due giornate (così recita la classifica e non importa come e perché), bisogna tornare all’anno dello scudetto di Osvaldo Bagnoli, il 1984-85. Vince il Verona, su un campo che francamente non è proprio l’ideale per giocare a calcio. Perde l’Udinese che per un’ora fa la voce grossa, come un cane che abbaia, però, morde pochissimo ed è pure sfortunata. Questo anche se il suo gioco muscolare non è affatto una gioia per gli occhi. L’ostinata prova di forza porta a recriminare su un paio di traverse dei saltatori Becao e Samir, su qualche mucchio selvaggio senza la stoccata vincente, frutto di mischie classiche da traversone più che di manovre lineari. Il Verona esce poco dal guscio, fino a che, quasi per caso, Favilli indovina il gol partita, girata da opportunista, sfruttando una carambola casuale. E il gol ha l’effetto di cambiare la partita, distende i nervi veneti. Da quel momento la squadra di Juric soffre poco.
Pagina in costruzione
Primo tempo: se provate ad aprire il sito www.primotempodivr-ud.it troverete una scritta abituale: pagina in costruzione. Juric e Gotti aspettano ancora qualche ritocco dal mercato estivo (il fatto che chiuda a ottobre ci trova davvero contrari). Si fa con quello che si ha e secondo canoni noti. L’Udinese è la solita squadra muscolare, che punta sulla fisicità lasciando a Rodrigo De Paul la docenza del calcio tecnico. L’argentino si accende a intermittenza, non ha neppure Stryger Larsen con cui dialogare, e in un caso si mette in proprio per scaricare una bordata dal limite su cui Silvestri salva come può. Il Verona che ha visto piovere dal cielo come manna i primi tre punti, aspettando che torni Pessina… traccheggia. E anche dietro, dove Lovato ha tutto il diritto di essere ancora acerbo però non sfigura pur nel corpo a corpo con Okaka.
Spigolo per spigolo
Il match è spigoloso, non esce pezzetto perché l’aretino Volpi lascia molto fare, anche se i colpi, chiedete a Zaccagni, sono piuttosto duri. E’ il limite, parere personale, di questi tempi moderni: scivolate innocue ma plateali finiscono sul taccuino con irrisoria facilità, falcioni subdoli, dolorosi e poco appariscenti vengono accettati e a volte persino non puniti.
Pochi appunti sul gioco per i primi 45′. Alla voce Verona: una palla d’oro che Barak offre a Zaccagni, libero di scaricare un tiro dal limite dell’area davanti a Musso, ma il romagnolo calcia fuori. Avrebbe stappato la partita. Poi ancora un tiro di Tameze, più o meno dalla stessa mattonella, stessa direzione, e l’infortunio di Di Carmine che apre le porte al neo gialloblù Favilli. Qualcosina di più se si apre il capitolo Udinese. Detto del tiro De Paul, deviato, c’è da segnalare una conclusione alta a giro di Lasagna, invitato allo scatto e alla conclusione da Coulibaly e in chiusura il colpo di testa di Becao su piazzato di De Paul che a Silvestri battuto si infrange sulla traversa. Okaka intanto fa il wrestler con il giovane Lovato.
Favilli, fiuto da bomber
La ripresa si apre con gli stessi temi. Se possibile, l’Udinese accentua la sua energia, vuole sfondare, ed il termine è giusto. Ma Juric mette Barak, l’ex di turno, sulle tracce di De Paul, chiudendo di fatto molte risorse mentali. Aggiungiamo che, dalla panchina, il tecnico ospite ha poco o nulla in più rispetto a prima.
Il Verona invece esce con maggiore brillantezza dalla propria area di rigore, al 58′ Favilli mostra il classico fiuto del centravanti, girando in rete la palla ricevuta su lancio di Barak con deviazione di volto, casuale, di Faraoni che destabilizza i difensori. Al 68′ una mischia davanti a Silvestri, quasi una gazzarra, si chiude con un no contest, gli uni a accusare di un mani gli altri. Coulibaly non arriva di pochissimo a deviare di testa un traversone da destra, poi ancora il giovane rientrato da Trapani disegna un immaginifico lancio per Nestorovski che gira un cross basso verso la porta, Okaka scivola e Lasagna, più indietro, tira alto. Così il finale è gialloblù, con Colley, Tameze e Dawidowicz (che Juric inventa mediano davanti alla difesa) a tenere palla lontano dalla difesa. L’ultima conclusione del match è di Nestorovski, una girata in bello stile: fuori. Alla fine Udine ha calciato nove angoli a 1, senza riuscire a sfruttare la specialità della casa, il gioco aereo. Vince il Verona e si gode la vista, dalla cima.
Verona (3-4-2-1): Silvestri, Cetin, Gunter, Lovato, Faraoni, Tamèze (44′ Dawidowicz), Veloso, Dimarco, Baràk, Zaccagni (33’st Colley), Di Carmine (40′ pt Favilli). (22 Berardi, 25 Pandur, 8 Lazovic, 13 Udogie, 14 Ilic, 16 Terracciano, 17 Salcedo, 18 Lucas, 19 Ruegg). All.: Juric.
Udinese (3-5-2): Musso, Becao, De Maio (34′ st Nestorovski), Samir, Ter Avest, Coulibaly, Arslan (17′ st Forestieri), De Paul, Zeegelaar (17’st Ouwejan), Lasagna, Okaka. (31 Gasparini, 88 Nicolas, 4 Proedl, 17 Nuytinck, 24 Battistella, 29 Micin, 64 Palumbo, 77 Matos, 93 Ekong). All: Gotti.
Arbitro: Volpi di Arezzo
Reti: nel st, 12′ Favilli.
Note: Angoli: 9 a 1 per l’Udinese. Recuperi: 2′ e 4′. Ammoniti: nessuno.
Fonte www.repubblica.it