NAPOLI – La sua prima doppietta in Serie A si è fatta attendere per più di un anno, ma tutto fa pensare che l’exploit di domenica con il Genoa non rimarrà estemporaneo. Hirving Lozano è finalmente sbarcato sul pianeta Napoli e ha smesso di comportarsi come un extraterrestre, in campo e fuori. Ora parlicchia l’italiano, socializza con i suoi compagni e soprattutto esegue con diligenza i compiti del suo allenatore, dopo essere uscito dall’angolo oscuro in cui si era rinchiuso per una stagione intera: un po’ per colpa sua e un po’ per la pessima accoglienza che aveva ricevuto all’interno dello spogliatoio, i cui equilibri erano stati messi a soqquadro dal suo roboante arrivo. Il giovane attaccante messicano era infatti arrivato dal Psv Eindhoven con l’etichetta di Mister 50 milioni (l’acquisto più costoso dell’era De Laurentiis, all’epoca) e per di più era entrato in concorrenza con il capitano e leader del gruppo azzurro: Lorenzo Insigne, uscendo giocoforza con le ossa rotte dall’impari dualismo. L’ingaggio alto del Chucky – visto come un uomo di Ancelotti – aveva infatti suscitato l’invidia dei veterani del gruppo e l’ultimo arrivato si era trovato isolato negli allenamenti, in partita e pure nella sua vita privata, finendo per immalinconirsi in un mix di vittimismo e legittima amarezza.
L’esonero di Re Carlo era sembrato per questo anche la pietra tombale sulla storia napoletana di Lozano, scivolato ancora più indietro nelle gerarchie dopo il cambio di allenatore e il ritorno al modulo tattico 4-3-3: fortemente sollecitato da Insigne e compagni. La rivoluzione ancelottiana era stata respinta con gravi perdite e tra gli effetti collaterali c’era stato il sacrificio del messicano, salvato dal lockdown nel momento più difficile della sua carriera. Per El Chucky era stata infatti quasi una liberazione lo stop agli allenamenti a Castel Volturno, dove non si sentiva gradito e apprezzato. E con l’avvento di Gattuso la situazione gli era parsa definitivamente compromessa, visto che per il nuovo attaccante c’era stato un po’ di spazio solo in Coppa Italia, nella sfida con il Perugia.
Lozano in patria è una star da milioni di follower e aveva preso malissimo la situazione, senza trovare la forza per reagire a quello che gli era parso un affronto. Mai il messicano si era sentito così in discussione e il fondo lo aveva toccato alla ripresa dell’attività agonistica, quando Gattuso lo aveva allontanato dal campo durante un allenamento per scarso impegno. Tutto finito? No, perché la mossa estrema di Ringhio ha avuto l’effetto di una scarica elettrica sui nervi e sull’orgoglio dell’attaccante, che già nel finale del torneo scorso aveva dato dei timidi segnali di ripresa segnando un paio di gol al Verona e proprio a Marassi contro il Genoa, che a quanto pare gli porta anche fortuna.
Il resto è storia recente: l’addio di un veterano come Callejon ha liberato un posto sulla fascia destra e durante il ritiro estivo Lozano ha fatto capire a Gattuso di essere l’uomo giusto per raccogliere la pesante eredità dello spagnolo. Adesso il messicano si è integrato nel gruppo e gli ha giovato l’acquisto di Osimhen, su cui si sono spostate le aspettative e le attenzioni dei compagni, oltre che quelle dei tifosi. El Chucky non è più visto come una star e senza avere un peso extra sulle spalle si è rimesso a correre come ai bei tempi del Psv e soprattutto della sua Nazionale: chiarendo con gol e assist di non essere un bidone. Buon per il Napoli, che si sta ritrovando in casa una risorsa quasi inaspettata e un punto di forza in più. Mister 50 milioni ha ancora il tempo per dimostrare di valerli tutti. Domenica a Torino sarà ancora titolare contro la Juve, nello stadio in cui aveva illuso tutti con un gol lampo, nel giorno del suo debutto in Serie A. Da allora sono passati 13 mesi, molti buttati via. Ma forse non invano.
Fonte www.repubblica.it