Il Tribunale del Riesame di Caltanissetta ha derubricato in corruzione per esercizio della funzione le accuse a carico di Giuseppe Sidoti, giudice della sezione fallimentare di Palermo, e dell’ex presidente del Palermo calcio Giovanni Giammarva. Entrambi rispondevano del più grave reato di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla sentenza pilotata che avrebbe scongiurato il fallimento della società rosanero. In sostanza la decisione dei giudici, pur confermando la sussistenza della corruzione, stabilisce che l’atto per cui il magistrato avrebbe ricevuto favori e regali, e cioè la sentenza che rigettava l’istanza di fallimento della società calcistica, era legittimo. Per Sidoti, accusato di aver rigettato la richiesta di fallimento del club in cambio di regali e favori, la misura interdittiva della sospensione dalla funzione di magistrato è stata ridotta da un anno a sei mesi, stessa riduzione per il divieto di esercitare funzioni direttive nelle persone giuridiche notificato a Giammarva. Al professionista è stata invece revocata con effetto immediato la sospensione dalla professione di commercialista.