Nessuna voglia di mollare. Nessuna voglia di fermare il campionato di serie A (anche dopo i positivi del Genoa), o di rinviare le partite a chissà quando. Questa la linea del calcio italiano. Il n.1 della Figc, Gabrirle Gravina, si tiene in costante contatto con il ministro Spadafora e con Dal Pino, presidente della Lega: i rapporti del presidente della Figc sono ottimi, sia col ministro sia con Dal Pino (insieme hanno fatto ripartire la serie A anche contro il fuoco amico…). Gianni Infantino n.1 della Fifa ha elogiato la Figc perchè è stata l’unica, l’estate scorsa, a fare tornare in campo tutti i campionati professionistici. Nessuna Nazione al mondo c’è riuscita. Ora va gestita questa emergenza: Fifa e Uefa lasciano la massima libertà a Federazioni e Leghe nazionali: basta che ciascuna delle due squadre possa mettere in campo 13 giocatori, primavera compresa, e il match è valido. Il Psg in campionato ha giocato senza 9 calciatori positivi (e ha perso con una neopromossa). Il calcio italiano si vuole attenere alla linea Uefa: nessuno stop al campionato, nessuna partita da recuperare anche perchè il calendario è molto stretto. Il Napoli farà tre volte i tamponi, oggi, giovedì e sabato: poi domenica, a meno di clamorose situazioni, dovrebbe giocare a Torino contro la Juventus.
Il calcio italiano ha dimostrato serietà durante la pandemia: nei mesi di giugno e luglio, per chiudere lo scorso campionato, sono stati spesi complessivamente sei milioni e mezzo per i test (e anche la Figc ha fatto la sua parte, visto che gli arbitri dipendono da via Allegri). Il calcio è diventato, fra tamponi e sierologici, “un campione di studio” per i virologi. Il professor Zeppilli ha elogiato i club: “Il protocollo è efficace ma ci vuole la massima attenzione”. Ora è stata trovata una convenzione che abbassa il prezzo, alto in passato: 30 euro per un tampone e 15 per un sierologico. Raggiunto un accordo con il Cts, tamponi solo nelle 48 ore prima della partita. Non era in vigore nei giorni scorsi, quando è esploso il caso Genoa, ma lo sarà da questa settimana. Chi fa le Coppe, o durante i turni infrasettimanali, dovrà fare i tamponi ogni tre giorni. Un impegno grosso anche per la Lega Pro. Sugli spettatori, la Figc, con buon senso, aspetta. Non è il momento di fare richieste, bisognerà vedere ai primi di ottobre come sarà la curva. Ma il calcio, con serietà, farà la sua parte.
Spadafora promette al Coni “una dotazione di personale ragguardevole”
Per garantire l’autonomia del Coni, “come richiede la Carta Olimpica, l’ipotesi che facciamo nel Testo unico della riforma dello sport è ragguardevole sotto il profilo numerico della dotazione del personale: porta il nostro Comitato olimpico nazionale alla pari, se non oltre, di quella di altri Paesi in ambito europeo e internazionale”: così il ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, in audizione in VII commissione del Senato sull’utilizzo del Recovery Fund. Anche il martketing, settore strategico, dovrebbe tornare al Coni come ha detto Bach domenica. “Il Testo unico in materia di governance dà a ciascuno il suo: nessuno ha intenzione minimamente di mettere in discussione l’autonomia dell’ordinamento sportivo. Però una cosa è mettere in discussione le scelte di politica sportiva che spettano a organismi come il Coni, altro è la gestione funzionale di questi organismi che dipendono quasi esclusivamente dalle risorse che ci mette lo Stato” spiega Spadafora. “Ho scoperto con sorpresa solo di recente- aggiunge- che quasi tutte le Federazioni sportive hanno sedi a carico del nostro bilancio, per quella che mi è stato detto essere una storica tradizione messa a punto qualche anno fa. Quindi, se sono strutture il cui budget è determinato dal contributo dello Stato, la cui sede è pagata dallo Stato, il cui personale è distaccato dallo Stato, parlare di realtà private è un eufemismo. Riconosco il privato nell’autonomia della scelta decisionale, almeno per quel che riguarda l’alto livello, ma per quel che riguarda la programmazione dello sport di base, lo Stato ha il diritto e il dovere di vigilare sul corretto utilizzo delle risorse, sul fatto che non ci siano sovrapposizione progettuali, che ci sia un migliore coordinamento”. Per il ministro “la governance è molto chiara e chi non vuole intenderla, secondo me è perchè non la condivide, ed è una opinione assolutamente da rispettare. Ovviamente è una governance molto diversa da quella che secondo me impropriamente si è portata avanti in questi anni. L’autonomia dello sport è sacrosanta, da difendere a ogni costo, dobbiamo trovare soluzione ai problemi ancora aperti sapendo che non troveremo mai un accordo al 100%, perchè inevitabilmente se si toccano con delle riforme forti e importanti dei sistemi consolidati, si creano degli scontenti. Non sarebbe un buon segnale- conclude- se questa riforma vedesse d’accordo tutti e soprattutto coloro che sono i destinatari di un tentativo di ricambio”. Sembra una posizione più morbida rispetto al passato e alla scontro di domenica con Bach. A proposito: per il Cio l’interlocutore è il Coni, solo il Coni, non il governo italiano. Bach quindi ce l’ha col Coni, ed è infatti il Coni che rischia, il 7 ottobre all’esecutivo Cio, la sospensione oppure il ritiro del riconoscimento (articolo 59 comma 1 punto 4 del Cio). Domani pomeriggio Malagò scriverà a Spadadora ( il n.1 del Coni è da tre giorni che sta lavorando su quella lettera), il ministro ha promesso di scrivere a Bach, ma intanto, sempre domani alle 13, ha convocato i rappresentanti della Maggioranza. Nel pomeriggio, a Palazzo H, riunione dei presidenti di Federazione con Malagò. La riforma è entrata in una fase cruciale: dovesse arenarsi forse non converrebbe nemmeno a Sport e Salute e al Coni che si trovano in questa situazione di limbo da quasi due anni ormai.
Fonte www.repubblica.it