ROMA – Non una scelta, ma una decisione obbligata nel rispetto delle norme di legge. Definisce così la non partenza per Torino per disputare l’incontro di campionato con la Juventus, valido per la terza giornata di Serie A e in programma domenica sera, l’avvocato del Napoli Mattia Grassani spiegando il punto di vista della società campana sulla mancata disputa del match. “Il Napoli non ha avuto scelta. Il club ha documentato alla Figc, alla Lega e al giudice sportivo che sussistevano condizioni ostative alla disputa della gara – spiega il legale intervenuto ai microfoni di ‘Radio anch’io sport’ su Rai Radio 1 -: il Napoli non ha scelto di non andare a Torino, ma sono le Asl ad averlo impedito. Per viaggiare il club avrebbe dovuto violare provvedimenti statali rischiando conseguenze penali”.
“Non rispettata bolla? Nessun riscontro in atti ufficiali”
Qualcuno sostiene che il Napoli non abbia rispettato la bolla dopo la positività di Zielinski. “E’ un tema delicato e comporterebbe responsabilità anche penali perché non rispettare la ‘bolla’ significa mettere a rischio la salute dei propri dipendenti e di più persone e, questo tipo di ricostruzione non trova riscontri in nessun atto ufficiale. Nella corrispondenza scambiata con le Asl questo scenario non è mai stato ipotizzato – sottolinea
“Asl garanti della salute, indignato dalle accuse”
Grassani poi approfondisce il concetto, commentando anche certe reazioni a quanto avvenuto. “Mi indigna che si possa pensare che ci siano Asl interessate a condizionare il campionato in base agli interessi personali – ha spiegato l’avvocato del club partenopeo – quando l’unico interesse è quello della salute della gente. Le Asl svolgono un ruolo di garanzia assoluta per i cittadini, non per qualche centinaio di fortunati che giocano a calcio, e in questo caso hanno vietato al Napoli la possibilità di viaggiare. Per come è scritto, l’attuale protocollo prevede che siano le Asl a decidere se concedere o meno la deroga per viaggiare ai club in caso di positività al Covid. Se vogliamo che cambino le cose, bisogna modificare quel protocollo, ma il ministero si è espresso in modo chiaro: le Asl locali sono gli unici soggetti deputati a stabilire le condizioni della gara. Cosa sarebbe successo se il Napoli avesse dovuto disputare una partita di Europa League? Il provvedimento della Asl è chiaro: il Napoli non avrebbe potuto lasciare il territorio nazionale”.
“Napoli non aveva scelta, serve pensare a un format diverso”
Il legale affronta anche il tema della possibile sconfitta a tavolino e della penalizzazione. “Se il giudice sportivo dovesse ritenere sussistenti le condizioni per lo 0-3 a tavolino e anche il punto di penalizzazione per il Napoli credo che lo sport perderebbe un’occasione importante per dare un segnale diverso: non si deve giocare a pallone a tutti i costi, bisogna fare un passo indietro e tenere conto delle cose superiori al calcio, come la salute”, ha osservato Grassani che in questa complicata situazione rilancia anche un’idea cara al presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, quella di un nuovo format per la Serie A. “Il campionato si deve disputare ma non a tutti i costi e a discapito della salute delle persone – ha osservato l’avvocato del club campano – Il calcio adesso è un cantiere aperto e si naviga a vista, non è certo che ci siano le condizioni per arrivare a concludere la stagione, tutto dipende dall’epidemia. Il fatto che potremmo anche stabilire nuovo protocollo ma se l’andamento della malattia è incontrollabile o si modifica settimana dopo settimana, va messo in preventivo che si possa verificare quanto successo a marzo. Sospensione del torneo? In questo momento non ci sono le condizioni, ma è doveroso pensare a un piano B o a format differenti, come ha fatto l’Uefa per concludere Champions ed Europa League. E’ successo anche all’Nba – conclude il legale del Napoli – e penso siano ipotesi già allo studio anche in Italia”.
Fonte www.repubblica.it