Torna di attualità il tema del buco dell’ozono. Quando si parla di buco dell’ozono si fa riferimento ad un assottigliamento ciclico dello strato d’ozono in stratosfera, all’incirca tra i 10 e i 50 chilometri d’altitudine. Tale strato costituisce un importantissimo schermo protettivo dai raggi solari più dannosi per la nostra pelle.
La perdita di ozono si verifica in primavera e deriva dalla forza del Vortice Polare, che nel Polo Sud è sempre generalmente più compatto rispetto all’Artico. Il buco dell’ozono ha già raggiunto la sua massima estensione in ampiezza e profondità, secondo il monitoraggio di Copernicus climate chance service (C3s).
Quest’anno la forza del Vortice Polare freddo in Antartide è stata notevole, in linea peraltro con quanto era accaduto anche sul Polo Nord nella scorsa primavera boreale quando si ebbe un buco dell’ozono anomalo. Le concentrazioni d’ozono nella stratosfera sono arrivate a valori vicini allo zero in Antartide.
In tal modo il buco dell’ozono nel 2020 ha raggiunto un’estensione piuttosto importante, di nuovo in crescita. Ciò non deve però costruire allarme, si tratta di una sola annata in controtendenza, nell’ambito di un trend consolidato caratterizzato dalla forte riduzione del buco dell’ozono rispetto a qualche decennio fa.
Meccanismo che genera il buco dell’ozono
Ma come è che si verifica la perdita di ozono in primavera sull’Antartide? In virtù del Vortice Polare così forte e compatto, si creano temperature estremamente rigide, fino a -80°C, nella bassa stratosfera con la formazione di nubi stratosferiche polari, favorite da un processo di condensazione.
All’interno di queste nubi si liberano grandi quantità di cloro molecolare gassoso (Cl2) che origina dai clorofluorocarburi. In tal modo si crea un meccanismo che, assieme alla luce solare primaverile, favorisce la distruzione dello strato di ozono.
Nonostante siano passati oltre 30 anni dal progressivo bando delle sostanze responsabili della distruzione dell’ozono in stratosfera, i clorofluorocarburi si trovano ancora presenti in atmosfera. Questo avviene a causa dei tempi di persistenza molto lunghi e rimane ancora una certa influenza sul sistema della distruzione dell’ozono stratosferico.