Il Pantanal, la più grande zona umida del mondo, è insieme all’Amazzonia, una delle aree del Brasile più colpite dagli incendi, innescati quasi sempre dolosamente per distruggere la foresta e lasciare spazio a piantagioni di soia destinata alla mangimistica e pascoli per produrre sempre più carne. L’Ue è corresponsabile di questa devastazione, che l’accordo Ue-Mercosur rischia di peggiorare.
Secondo l’istituto brasiliano di ricerche spaziali (INPE), a settembre il Pantanal ha registrato il numero più alto di incendi da quando i dati hanno iniziato a essere registrati, nel 1998. La devastazione che ha subito questo bioma dall’inizio dell’anno è impressionante: ne abbiamo perso circa il 23 per cento del Pantanal, equivalente a 3 milioni di ettari. Lo scorso mese, inoltre, in Amazzonia gli incendi sono stati oltre 30 mila e sono aumentati del 60,6 per cento rispetto a settembre dello scorso anno. Le immagini satellitari mostrano che il 2020 è l’anno peggiore per gli incendi in Amazzonia.
“Oggi siamo in piazza accanto ai Fridays for Future per lo Sciopero nazionale per il clima e vogliamo denunciare l’allarmante situazione degli incendi che stanno interessando aree ricchissime di biodiversità che, grazie alla loro straordinaria capacità di immagazzinare carbonio, sono anche di grande importanza per combattere la crisi climatica in corso. In Sudamerica questa situazione drammatica riguarda anche l’Argentina, dove quest’anno abbiamo perso mezzo milione di ettari di foreste e zone umide“ dichiara Martina Borghi, campagna Foreste di Greenpeace Italia. “Ed è proprio con Brasile e Argentina, insieme a Paraguay e Uruguay, cioè i paesi del Mercosur, che l’Ue sta negoziando un accordo commerciale che va in direzione nettamente opposta a quella della tutela di salute e ambiente e che rischia di inondare il mercato europeo di prodotti legati alla deforestazione e alla violazione dei diritti dei Popoli Indigeni, favorendo settori che stanno contribuendo alla crisi climatica”.
Greenpeace Germania è riuscita a ottenere e pubblicare oggi per la prima volta l’Accordo di Associazione del trattato UE-Mercosur, che stabilisce le condizioni in base alle quali una delle parti può sanzionare l’altra o sospendere l’accordo. Ed è qui che si scopre quanto poco vale l’ambiente per chi sta conducendo questo negoziato. Anche se l’Accordo menziona spesso gli aspetti climatici e ambientali essi non sono considerati “elementi essenziali”, indebolendone lo status legale. Infatti, solo se una parte viola un elemento essenziale la controparte può prendere contromisure come la sospensione parziale o totale dell’accordo. Preoccupa inoltre la mancanza di trasparenza dell’Accordo Ue/Mercosur, che istituisce organi e procedure decisionali che operano al di fuori del controllo democratico.
“Omettere impegni accompagnati da sanzioni per fermare la deforestazione e affrontare la crisi climatica mostra che a Ue e Mercosur importano ben poco le sfide che dobbiamo affrontare. L’accordo rischia di accelerare la distruzione dell’Amazzonia, aggravando la perdita di biodiversità e la crisi climatica. Nel ventunesimo secolo, le priorità degli accordi internazionali devono essere la protezione delle persone e della natura, che non sono un accessorio: questo accordo è pericoloso per tutti e deve essere fermato” conclude Borghi.
La Commissione europea ha da poco aperto una consultazione pubblica sugli impatti dei consumi Ue sulla deforestazione a livello globale, per dire basta all’importazione di prodotti legati alla deforestazione si può partecipare alla consultazione tramite il link seguente: consultazione.greenpeace.it