“Non è corretto, da parte del governo, ragionare per settori. È una scelta che crea disuguaglianza e non potrà che alimentare ulteriori tensioni sociali. Se durante il primo lockdown poteva essere comprensibile consentire le aperture o meno in base ai codici Ateco, oggi non è più così. Tantissime, infatti, sono le attività colpite dal Covid nella forza lavoro, circostanza che sta mettendo in ginocchio piccole imprese con pochi addetti da Bolzano alla Campania, a prescindere dal tessuto economico. A poco servono i contributi a fondo perduto parametrati ai cali di fatturato primaverile, perché lasciano comunque scoperte attività che oggi normativamente potrebbero operare ma che i fatti costringono a chiusure temporanee”. Lo afferma Matteo De Lise, presidente Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili.
“Purtroppo, anche questo denota mancanza di programmazione da parte delle istituzioni. Nell’attuale situazione sanitaria un imprevisto, che sia una quarantena preventiva o un tampone positivo, è purtroppo circostanza non pianificabile. Sarebbe stato utile fornire le imprese toccate da tali circostanze degli strumenti utili ad uscirne senza troppi danni, invece ci troviamo al punto di partenza”, spiega De Lise.
“Noi professionisti ogni giorno ascoltiamo il grido d’allarme degli imprenditori. Al contrario, la politica ci sembra cercare consensi intervenendo sulla coda di problemi passati, il che potrebbe rappresentare per tante attività economiche una sconfitta a tavolino. Con l’ottimismo, ma soprattutto la testardaggine dei giovani, noi continueremo a lottare sul campo accanto alle imprese, per combattere i sintomi economici del virus”.