Il terremoto, che ha colpito l’Egeo tra Grecia e Turchia, ha interessato un’area soggetta ad eventi sismici. Secondo gli esperti, la liberazione d’energia con la forte scossa sarebbe stata causata dallo scivolamento di una delle varie faglie lungo il meridionale della grande Placca Anatolica che attraversa tutta la Turchia.
A Smirne, oltre agli edifici crollati per la potenza scossa, si son dovuti fare i conti con l’onda di tsunami, che impetuosa ha invaso l’entroterra devastando quanto trovato lungo il percorso. Fra le vittime del terremoto, almeno due sarebbero morte annegate. Lo tsunami ha colpito anche l’isola di Samos.
Nelle immagini diffuse dalle tv e sui social si vede l’acqua che invade le strade del distretto di Seferhisar, travolgendo negozi e abitazioni. Nonostante l’altezza limitata delle onde, lo tsunami si è esteso molto trascinando barche alla deriva lungo le strade cittadine.
Nel frattempo proseguono le scosse di assestamento nel mar Egeo. La più forte, di magnitudo 5.1, è stata registrata al largo della località costiera turca di Kusadasi. Decine le persone estratte vive dalle macerie, mentre i soccorritori sono al lavoro per cercare un numero imprecisato di dispersi.
La storia recente è ricca di episodi legati alla complessa geologia della zona. Poco più di vent’anni fa il 17 agosto del 1999 un devastante terremoto di magnitudo 7.1 distrusse quasi completamente Izmit, con un tragico bilancio di 15mila vittime.