C’è chi punta sul coprifuoco per evitare assembramenti nella notte di Halloween e chi lascia a casa anche i bambini dell’asilo; c’è chi riduce al 50% la capienza del trasporto pubblico e chi decide di attendere ancora qualche giorno per attuare misure più restrittive. Le regioni chiudono per tentare di frenare la crescita dei contagi per Covid che in alcuni territori è ormai fuori controllo e ha già raggiunto lo scenario 4, il peggiore ipotizzato dall’Istituto superiore di Sanità. Una corsa contro il tempo in ordine sparso che fotografa ancora una volta lo schema che da giorni si ripete: da una parte il governo, che continua a chiedere misure territoriali – a partire dall’istituzione di zone rosse locali – per scongiurare la chiusura del Paese, dall’altra i governatori che spingono sull’esecutivo affinché prenda provvedimenti più drastici validi per tutta Italia e, come nel caso di Vincenzo De Luca, attaccano: .”ci sono fortissimi ritardi nelle decisioni, la logica del mezzo mezzo scontenta tutti e non risolve i problemi. Si sta perdendo tempo prezioso”. In realtà il governo, prima di prendere ulteriori provvedimenti, vorrebbe attendere di capire se le misure messe in campo la settimana scorsa con il Dpcm che ha chiuso bar e ristoranti producano gli effetti sperati.
Risultati che potrebbero essere già visibili a metà della settimana prossima. Ed infatti la riunione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte con i capi delegazione e la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina servirebbe più per trovare il modo di armonizzare le varie decisioni già prese dalle regioni in materia di scuola che valutare ulteriori misure. Quelle arriveranno, se arriveranno, quando i dati saranno sul tavolo. Per questo il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia continua a chiedere alle Regioni di evitare “fughe in avanti” e di muoversi secondo quanto previsto dai Dpcm. “Ogni misura d’intervento su scala territoriale necessaria a restringere le misure nazionali ha il sostegno del governo”.
Posizione ribadita nel monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di Sanità. “Si invitano nuovamente le Regioni…a considerare un tempestivo innalzamento delle misure di mitigazione delle aree maggiormente affette in base al livello di rischio”. Insomma, lockdown locali per circoscrivere i contagi. Per il momento però nessuna tra le Regioni – che oggi hanno incassato l’accordo per la ripartizione dei rimborsi per i mancati introiti del trasporto pubblico – sembra andare in questa direzione. Il Piemonte, dove sono i medici a chiedere il lockdown, va verso la didattica a distanza al 100% per le superiori ed è la prima a riportare la capienza dei mezzi pubblici al 50%, una misura che gli esperti del Cts chiedono da mesi, non avendo tra l’altro mai avallato l’80%. Dad al massimo anche in nelle Marche, per le superiori, Umbria, per superiori e medie, dal 3 al 14 novembre e coprifuoco nel weekend di Halloween dalle 22 alle 5. Il coprifuoco, a partire dalle 21, è anche la scelta della Valle d’Aosta, la regione con gli indici più alti mentre in Veneto Luca Zaia ha scelto di non chiudere ma di puntare ad attrezzare 10 nuovi Covid Center. “Non ci sono alternative”. Chi punta a chiudere tutto, non solo nella sua regione, è invece De Luca.
Da lunedì saranno chiuse anche le dell’infanzia ma il governatore della Campania non vuole sapere di mandare Napoli in lockdown. “Nessuno dica stupidaggini, le uniche misure che servono sono di carattere nazionale”. Una posizione che, seppur con toni diversi, invoca pure il sindaco di Milano Beppe Sala. “Ci attende un lungo inverno di grande difficoltà, non voglio scaricare tutte le responsabilità sul governo ma il punto fondamentale è che prima di chiudere bisogna dire a chi subirà le chiusure come verrà aiutato”.
Fonte Ansa.it