Ortopedici, urologi, chirurghi e chirurghi estetici. Medici le cui specializzazioni non prevedono una formazione per il trattamento dei pazienti nei reparti Covid ma che, in queste settimane di emergenza, vengono sempre più utilizzati in tali reparti per sopperire alla carenza di personale, soprattutto per i turni di guardia notturna e nei festivi. Una situazione che può comportare “forti rischi, sia per il medico sia per i pazienti”. La denuncia arriva da sindacati ed organizzazioni dei camici bianchi che, opponendosi a questa “pericolosa abitudine”, stanno inviando diffide ad Aziende Sanitarie e Regioni.
Si tratta, sottolinea Carlo Palermo, segretario del maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed, di “spostamenti ‘tappabuchi’. Abbiamo inoltrato una diffida legale contro questo spostamento selvaggio del personale al di fuori dei requisiti di legge”. Intanto, proprio per fare fronte alla carenza di personale, la Puglia richiama temporaneamente nelle corsie degli ospedali regionali medici e infermieri in pensione.
Tra i criteri di selezione, oltre alla disponibilità immediata, sarà accordata un’eventuale priorità per chi abbia maturato esperienza nell’ambito dell’area dell’emergenza e della terapia intensiva. Ma in questa fase, spiega all’ANSA Palermo, ad “essere in crisi sono soprattutto i reparti Covid con pazienti a bassa media gravità, e sta accedendo che in reparti come Medicina interna, Pneumologia e Malattie infettive le aziende sanitarie stiano spostando le attività dalle malattie ordinarie ai pazienti Covid. Aumenta il bisogno di assistenza e così, dal momento che vengono ad esempio ridotte le attività chirurgiche, si spostano i chirurghi, ed altri specialisti, a fare le guardie nei reparti Covid”. Il problema, rileva, è che “questo tipo di spostamento emergenziale deve essere responsabilità dell’azienda attraverso ordini di servizio che invece non vengono emanati.
Inoltre, se dovesse esserci un evento avverso di cui il medico di guardia è chiamato a rispondere, le assicurazioni non coprono attività diverse da quelle legate alle specializzazioni di appartenenza”. Quindi, “chiediamo che le aziende emanino gli ordini di servizio e invitiamo i medici mandati nei reparti Covid ad inviare una lettera agli ospedali in cui declinano ogni responsabilità derivata da una non adeguata conoscenza di un ambito clinico specifico come quello Covid, pur ottemperando all’ordine di servizio”. Anche la Federazione medica Cimo-Fesmed lancia l’allarme: “La rabbia dei medici negli ospedali aumenta, il ministro Speranza deve lanciare un segnale e verificare la situazione reale negli ospedali, dove i medici vengono spostati in aree Covid o nei pronti soccorso pur non avendo la necessaria specializzazione o formazione”, afferma il presidente Guido Quici, annunciando che la Federazione ha inviato una diffida ad Aziende Sanitarie e Regioni, informando Prefetture e Procure.
Consulcesi & Partners, network legale specializzato in sanità, conferma dal canto suo che stanno giungendo una serie di richieste di consulenza da parte di medici che, da tutto il territorio, segnalano l’abuso dello strumento della guardia interdivisionale, per cui si ritrovano a ricoprire turni in aree cliniche rispetto alle quali non hanno alcuna competenza specifica. “Seppur dettata da un’emergenza, questa situazione decuplica i rischi di potenziali eventi avversi – afferma Consulcesi – con evidenti ripercussioni sia sul medico sia sul paziente”. Ed il fatto che tale modalità in molti casi non venga nemmeno formalizzata in ordini di servizio scritti, aggrava la posizione dei medici che, in caso di responsabilità professionale, conclude Consulcesi, “non potrebbero dimostrare di aver svolto un’attività sulla base di un’indicazione della struttura sanitaria”. (ANSA).
Fonte Ansa.it