Una riunione fiume, lunga una giornata intera. E distanze che faticano ad accorciarsi su uno spettro di temi che vanno dalle restrizioni per il prossimo Natale, alla cabina di regia del Recovery fund. Il premier Giuseppe Conte prova a stringere sui tanti dossier che agitano la sua maggioranza. Ma sul coprifuoco per il cenone e sul divieto di spostamento tra le Regioni, non è convinto dalla linea “durissima” sposata dai ministri Pd e da Roberto Speranza.
E sul fronte economico, se rinuncia all’idea di un bonus natalizio per i lavoratori in cig, non cede alla richiesta dei Dem di collocare non a Palazzo Chigi ma al ministero dell’Economia il cuore operativo del meccanismo di gestione dei 207 miliardi attesi da Next Generation Eu. Più in generale, dai dossier Aspi ed ex Ilva, dai tavoli sul programma al Mes, il tentativo in corso è quello di imprimere una spinta e respingere l’immagine di un governo nel pantano. Ma le mediazioni con gli alleati di governo, mentre tra le ‘truppe’ cresce la voglia di rimpasto, in queste ore appaiono tutt’altro che facili.
“Al di la del mio coinvolgimento, fintanto che c’è questa crisi credo sia un po’ strano parlare di poltrone”, risponde la ministra dei Trasporti Paola De Micheli su Radio Capital ad una domanda sul possibile rimpasto di governo nel quale si ipotizza il suo cambiamento. “Io vado avanti a lavorare con grande tranquillità e con grande determinazione nel ministero che ho il piacere, l’onore e l’onere di guidare”. La ministra ha sostenuto che il suo lavoro “è sotto gli occhi di tutti” e “credo che abbiamo dato grandi risultati e che il governo debba andare avanti con questa determinazione”. “Mi concentro sul mio lavoro, che è il mio dovere assoluto – ha aggiunto – anche il sabato e la domenica”.
La riunione fiume di Conte con i capi delegazione inizia alle 11 del mattino e va avanti fino a notte, tra molte interruzioni.
E’ una riunione a ‘geometrie variabili’, perché se Speranza, Alfonso Bonafede, Dario Franceschini e Teresa Bellanova restano sempre al tavolo, sui singoli dossier vengono invitati a unirsi i diversi ministri competenti. La giornata parte in salita: Conte “brucia” la candidatura di Agostino Miozzo per il ruolo di commissario alla Sanità in Calabria, perché non lo convincono la richiesta di uno staff autonomo e poteri in deroga. I ministri, quando trapela la notizia, ne sono spiazzati perché non informati: il dossier lo gestisce in prima persona il premier.
Che però questa volta trova una mediazione in poche ore, sul nome del prefetto Guido Longo. Ma non risolve tutti i problemi: i Dem, per dire, chiedono che ora il prefetto, garante di legalità, sia affiancato da una squadra che abbia competenze specifiche sulla sanità.
Da qui al 3 dicembre va affrontato e risolto però un nodo ben più grande: bisogna trovare una sintesi sulle misure anti contagio per il Natale e sulla data di riapertura delle scuole.
La tendenza emersa dall’incontro con le Regioni, che propongono a gennaio la fine della didattica a distanza, non mette d’accordo tutti: non solo tra i governatori il Dem Stefano Bonaccini spinge per la ripresa a dicembre, ma anche nel governo il M5s e Iv remano in questa direzione. Quanto alle misure per il Natale, tutti d’accordo sulla necessità che sia “più sobrio” e non un gigantesco focolaio per la terza ondata. Il confronto con la Cei sulle funzioni religiose è in corso. Ma Conte, come i renziani, sarebbe convinto che non si possa tenere anche a Natale e Capodanno il coprifuoco alle 22: vorrebbe fissarlo alle 23 o alle 24. Una decisione è rinviata a dopo un nuovo confronto con gli esperti del Cts. Ma anche sugli spostamenti tra Regioni: non un liberi tutti né la possibilità di andare fuori in vacanza, ma i più “aperturisti” vorrebbero trovare un modo per permettere ai parenti stretti di stare insieme, sia pur in numero limitato (anche qui: quanti a tavola? Raccomandare un numero, ci si chiede, o evitarlo?). Quanto allo sci e ai viaggi all’estero, è aperto il confronto con gli altri Paesi Ue e in campo l’ipotesi di una quarantena per chi rientri.
Su tutt’altro fronte, il Recovery fund, il braccio di ferro è durissimo: Conte è deciso a tenere la cabina di regia a Palazzo Chigi, il Pd la vorrebbe al Mef (in stretto raccordo con la Ragioneria). Circolano ipotesi ‘intermedie’, di affidare la regia al ministro agli Affari Ue Enzo Amendola o creare una squadra “mista”, tra Palazzo Chigi, ministero dell’Economia e ministero dello Sviluppo economico. “E’ evidente a tutti che ministeri, amministrazioni e burocrazia non sono adeguati, bisogna coinvolgere ingegneri, urbanisti, sociologi”, dice dal Pd Andrea Orlando. Una nuova riunione di governo potrebbe tenersi comunque nel weekend, perché non si è neanche d’accordo su quali dovrebbero essere i soggetti attuatori (figure più tecniche o politiche?) e su come allocare i fondi, al di là dei vincoli europei a destinare il 37% all’ambiente e il 20% al digitale. Il tema si intreccia con quello del Mes, su cui restano altissime le tensioni nella maggioranza, nonostante si lavori tutti insieme per far passare il via libera alla riforma in Ue. E si intreccia con quello programma di governo: i tavoli di lavoro dovrebbero consegnare ai leader i risultati del loro lavoro sull’agenda di legislatura entro la prima settimana di dicembre, ma il lavoro non decolla. Si registrano dissensi su temi come la scuola. E sulle riforme ci si è impantanati: su quali portare avanti e con quali tempi fare la legge elettorale dovranno decidere i leader. Conte li dovrebbe convocare nei prossimi giorni: prima, cercherà di trovare una sintesi sui dossier aperti con i ministri.
Fonte Ansa.it