Paulo Dybala è stato il protagonista del primo appuntamento stagionale di Junior Reporter, l’evento organizzato dalla Juventus, che permette ai Junior Black&White Member di intervistare i campioni bianconeri.
La Joya bianconera ha risposto alle tante domande, tra anedotti legati al suo passato e i sogni per il futuro.
Ciao Paulo, oggi ti conoscono tutti come la “Joya”, a Palermo eri “U Picciriddu”, mentre da piccolo “El Petrino”. Quale di questi soprannomi ti piace di più?
La storia di “El Petrino” non la ricordo perché ero molto piccolo, però penso che quello a cui sono maggiormente affezionato è “U Picciriddu” perché a Palermo tutti mi chiamavano così e la gente mi trattava in una maniera incredibile. È stato il primo anno che sono arrivato in Italia, non era facile per me, ci sono stati tanti cambiamenti. Devo ringraziare la gente di Palermo per avermi accolto così.
Qual è il significato della Dybala Mask?
Io sono un appasionato dei gladiatori e vedevo spesso come nei momenti di difficoltà questi gladiatori si mettevano la maschera e così l’ho associato un po’ alle mie partite a calcio. Molte volte ci troviamo in momenti di difficoltà, anche se è quello che amiamo attraversiamo anche dei momenti difficili e per questo ho pensato di esultare a ogni gol con questa maschera. Mi piace il messaggio che posso mandare alla gente, non solo a quelli che giocano a calcio.
Qual è stata la tua emozione più grande con la Juve e quale sarà il prossimo traguardo?
Per fortuna ho vissuto tanti momenti belli alla Juventus. La mia prima esperienza è stata una finale vinta facendo un gol. Abbiamo vinto tanti trofei insieme e quindi è difficile trovarne uno. Penso che l’arrivo alla Juve per me sia stata un’emozione unica, indossare questa maglia per la prima volta, fare la prima conferenza stampa da giocatore della Juve. I traguardi spero saranno tanti, il più importante è la prossima finale che giochiamo a gennaio contro il Napoli.
Qual era il tuo idolo da bambino?
Il mio idolo da bambino è stato Ronaldinho. Mi piaceva tantissimo come si divertiva dentro il campo, la sua gioia di giocare e quello che trasmetteva al di là delle giocate. Quello che riusciva a dimostrare in campo con molta semplicità.
Qual è il sogno più grande che vuoi realizzare da calciatore?
Sono due i sogni che ho. Uno è poter vincere la Champions, ovviamente con la Juventus, e l’altro è poter vincere un mondiale con l’Argentina.
Quanto è importante indossare la maglia numero 10 alla Juve?
È molto importante, c’è tanta responsabilità. C’è tanto lavoro, però sono orgoglioso di poterlo fare. Il giorno che la Juve mi ha chiesto di poter indossare questo numero così importante per la storia di questo club, non è stato facile decidere perché ovviamente sapevo tutto quello che portava dietro questo numero. Quello che però dico sempre è che al di là del numero, lo stemma che c’è davanti è più importante e più difficile da portare perché ci viene chiesto sempre di più e dobbiamo essere sempre pronti a farlo per questa squadra.
Che emozione provi quando segni all’Allianz Stadium?
È un’emozione unica, molto bella, è una sensazione di soddisfazione incredibile. Noi lavoriamo tantissimo per raggiungere quel risultato, per poter vincere e festeggiare con voi. Alla fine quello che vogliamo fare noi attaccanti è segnare, quindi siamo lì con la testa a pensare a come festeggeremo, a come esulteremo. A volte è difficile trovare una parola per descrivere l’effettivo momento perché sono tante emozioni messe insieme e sono di pura gioia.
Fonte tuttosport.com