Questa mattina il Presidente della Repubblica ha convocato al Quirinale Carlo Cottarelli per valutare la possibilità di un “governo del Presidente”, ma difficilmente tale ipotesi troverà il consenso parlamentare. Si torna al voto in estate?
Giuseppe Conte, la sera di domenica 27 maggio, ha rimesso l’incarico al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, così ponendo fine al tentativo di governo Movimento 5 Stelle – Lega. Uno stallo che in Italia non si era mai visto e che apre una crisi istituzionale che non ha precedenti. Di Maio ora chiede di mettere sotto accusa il Capo dello Stato evocando l’ impeachment, mentre Salvini si dice già pronto a tornare alle urne. Cosa può succedere ora?
L’ipotesi più concreta è quella di un governo “neutrale”. Già oggi, lunedì 28 maggio, Mattarella ha ricevuto al Quirinale Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio conti pubblici dell’Università Cattolica, per valutare la possibilità di affidargli l’incarico di formare un “esecutivo del presidente”. Il piano del Quirinale potrebbe però scontrarsi con il “no” alla fiducia in Parlamento già annunciato da molte forze politiche.
Il voto è la seconda alternativa più plausibile. La Lega lo ha già annunciato: “Vogliamo domani una data per le elezioni – ha detto Salvini – altrimenti veramente andiamo a Roma”. Il nodo qui sarebbe proprio quello della data. La legge prevede che passino da 45 a 70 giorni dallo scioglimento delle Camere, ma il lasso di tempo sale da 60 a 90 giorni con la normativa sul voto all’estero. Sciogliendo le Camere nei prossimi giorni e calcolando un minimo di due mesi, si andrebbe ad agosto. Difficile ipotizzare di chiamare davvero gli italiani alle urne, per la prima volta nella storia, nel pieno dell’estate. Si slitterebbe così almeno a settembre, forse addirittura all’inizio di ottobre.
Il Movimento 5 Stelle, invece ha preso la strada della messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per alto tradimento. Il famoso impeachement. La Costituzione, nell’articolo 90, indica che il Capo dello Stato, fatta salva l’assenza di responsabilità di atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, può essere giudicato solo per i reati di alto tradimento e attentato alla Carta, ed è questo il caso al quale si appellano quanti oggi si scagliano contro il Quirinale: Mattarella secondo Di Magio, avrebbe, con le decisioni prese, compiuto una grave violazione delle norme costituzionali. L’ammissibilità della messa in stato d’accusa del Capo dello Stato, in Italia, è una prerogativa esclusiva del Parlamento, a maggioranza assoluta. La questione passerebbe poi alla Corte costituzionale, ma con una composizione diversa da quella consueta: 15 giudici togati e 16 cittadini “aventi i requisiti per essere eletti al Senato”. A loro spetterebbe quindi la scelta di assolvere o condannare il Capo dello Stato. Una