TORINO – I freddi numeri, da soli, non sono in grado di raccontare quell’affascinante scienza inesatta che si ostina ad essere il calcio. Ma possono comunque assicurare un primo, solido, punto d’osservazione. E una delle cifre più interessanti emerse nelle ultime due settimane è quella delle partite consecutive in cui la Juventus ha mantenuto la porta inviolata: ben quattro. Un dato che assume ulteriore valore se rapportato al fatto che in questa stagione, in precedenza, mai i bianconeri erano stati capaci di non subire reti anche soltanto per due gare di fila. E invece, ora, sono reduci dai clean sheet fatti registrare contro Bologna e Sampdoria in campionato, Napoli in Supercoppa e Spal in Coppa Italia. Una confortante statistica in forza della quale, domani sera, gli uomini di Pirlo torneranno a San Siro per sfidare l’Inter, ultima avversaria – cinque partite fa – capace di perforare la retroguardia bianconera. Ma questa volta priva dello squalificato Lukaku, in realtà arginato con qualità e mestiere anche il 17 gennaio, quando i gol portarono la firma degli incursori Vidal e Barella.
Il capitano
E la prima evidenza, scorrendo le formazioni schierate nelle ultime quattro uscite da Pirlo, riguarda proprio il ritorno a pieno regime al centro della retroguardia di Giorgio Chiellini. Era stato in primo luogo il capitano a contenere la punta belga nella sfida di campionato, è stata soprattutto la sua presenza a garantire una rinnovata solidità evidente sul campo e tangibile nella testa dei compagni. Come accaduto, sabato a Marassi, anche nel momento di massimo forcing da parte della Sampdoria, quando i bianconeri si sono abbassati compatti e ordinati, dando la sensazione di non correre mai rischi davvero concreti. Con la sola eccezione della conclusione ravvicinata ad opera di Quagliarella, ribattuta con una straordinaria prodezza – guarda caso – proprio dallo stesso Chiellini. Che a margine dell’unica sconfitta nell’intenso gennaio bianconero aveva lanciato un monito: “Tutti i cicli, prima o poi, finiscono“. E che tre giorni più tardi, con una Supercoppa da coccolare tra le braccia, aveva infine ruggito: “Non sono stanco di vincere”. […]
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Fonte tuttosport.com