La carta Mario Draghi giocata dal Quirinale dopo il nulla di fatto dell”esploratore’ Roberto Fico è l’ultima prima della deriva elettorale, ma scuote la politica. Il centrodestra riunito cerca una posizione univoca. “Giochiamo a carte scoperte“. E’ la richiesta che, raccontano alcuni presenti, avrebbe fatto Giorgia Meloni durante il vertice del centrodestra. La Meloni, ribadita l’indisponibilità di FdI a sostenere in ogni caso un governo Draghi, e avrebbe proposto una possibile mediazione solo al fine di salvaguardare l’unità e la compattezza della coalizione: fare tutti un passo intermedio e arrivare ad un voto comune, che non potrebbe in ogni caso spingersi oltre l’astensione. “Se la data delle elezioni è certa allora si può parlare di tutto, ma escludo che Draghi si metta a disposizione per tre mesi. Forse non è la persona da chiamare per questo genere di ragionamento io non parlo di niente che non sia elezioni. Disponibili a lavorare su tutto purché si vada a votare”, ha detto in seguito la leader di Fratelli d’Italia intervenendo su La7.
E’ in corso un incontro in videoconferenza tra i tre partiti. All’incontro partecipano per il Pd Nicola Zingaretti, Andrea Orlando ed i capigruppo.
“Con l’incarico a Mario Draghi si apre una fase nuova che può portare il Paese fuori dall’incertezza creata da una crisi irresponsabile e assurda. Siamo pronti a contribuire con le nostre idee a questa sfida per fermare la pandemia”. Così Nicola Zingaretti per il quale “non bisogna perdere la forza e le potenzialità di una alleanza con il Movimento 5 Stelle e con Leu basata su proposte comuni sul futuro dell’Italia. Per affrontare questi temi chiederemo nelle prossime ore un incontro con il Movimento 5 Stelle e Leu”.
“Io oggi dico agli amici dei Cinque stelle: attenti, di fronte a problemi ancora più gravi a non rovesciare le parti; attenti, di fronte a un richiamo come quello di Mattarella e alla disponibilità di una personalità come Draghi a non produrre un esito paradossale: la maggioranza che si spacca e la destra disponibile per senso di responsabilità”. Lo dice Dario Franceschini in un’intervista ad Huffington Post, facendo “un appello” al M5s. Sarà un esecutivo a tempo? “Ciò che nasce bene, non ha tempo. Se non parte con il sostegno di tutti c’è il rischio che le chiavi per accendere o spegnere il motore siano in mano alla destra, che avrebbe l’ultima parola per decidere quando andare a votare. Per questo abbiamo proposto un incontro a Cinque e Leu”. “Abbiamo provato fino all’ultimo a proseguire con un governo che, pur con tanti limiti, aveva assolto con responsabilità e dignità al compito imprevisto e straordinario che si è trovato a fronteggiare. Adesso, affinché come dice lei, la necessità diventi anche un’opportunità, la sfida è salvare il rapporto tra Pd e Cinque stelle dentro il nuovo quadro”, aggiunge.
Per il vicesegretario Pd Andrea Orlando “non basta dire ‘è arrivato Draghi, Viva Draghi’, bisogna dare una mano a Draghi perchè può sembrare che la forza del nome possa risolvere i problemi ma è fuorviante perché per far nascere un governo – ha detto a Radio Immagina -. c’è l’esigenza di una convergenza di forze sul programma per il Recovery ma anche serve una grande capacità di sintonia con il paese per evitare che il rischio di una crisi economiche e sociale che crei una rottura. Bisogna evitare gli errori del passato”.
“È importante che le forze politiche che hanno lavorato bene assieme negli ultimi mesi – Leu, Pd e M5S – affrontino in queste ore in modo coordinato la crisi politica in corso“. Lo afferma Roberto Speranza (Leu), entrando al ministero.
“Leali a Conte”. Sarebbe stato questo, secondo fonti di primo piano del Movimento 5 Stelle, il messaggio che Beppe Grillo avrebbe consegnato ad alcuni membri pentastellati del governo uscente. Messaggio che fonti ufficiali del Movimento non confermano ma che fa da introduzione ad’assemblea congiunta che si annuncia decisiva per la posizione dei Cinque Stelle sul governo a guida Mario Draghi. E una qualche influenza potrebbe derivare anche dall’incontro, appena iniziato, tra Draghi e il premier dimissionario Giuseppe Conte. Incontro al quale, non a caso, il Movimento guarda con una certa attenzione. E, chi ha dimestichezza con il capo del governo uscente si dice “stupito” se Conte accettasse la guida di un ministero se Draghi gliela offrisse.
“Ricordiamo che nel 2018 abbiamo preso il 33% dei voti e in Parlamento siamo la forza politica più grande, siamo determinanti. Ora dobbiamo mostrarci compatti. Molti scommettono su una nostra scissione, sono anni che ne raccontano, mentre a scindersi sono stati altri. Noi dobbiamo reagire con forza e sangue freddo. Chiedo unità a tutti, compattezza a tutto il Movimento. Nessuno pensi di dividerci”. Lo dice il ministro degli Esteri uscente Luigi Di Maio all’assemblea M5S.
“Oggi ci ritroviamo con un governo tecnico. Mettete da parte Draghi, al di là della persona, pensate a un governo tecnico, freddo e calcolatore. Al di là di quello che faremo quando e se dovesse nascere questo governo noi saremo condizionati”. Lo dice all’assemblea dei gruppi M5S il capo politico Vito Crimi. “Per qualunque misura a livello parlamentare si deve sempre o comunque passare da noi. Questo è un patrimonio che non dobbiamo disperdere, noi siamo determinanti anche nel caso in cui dovesse nascere questo governo. Se non possiamo far nascere un governo tecnico noi possiamo però essere determinanti nelle scelte, su qualunque cosa. Al di là di quello che faremo, quando è se dovesse nascere questo governo tecnico noi saremo condizionanti “.
E sui social interviene Matteo Renzi. “Ora è il momento dei costruttori. Ora tutte le persone di buona volontà devono accogliere l’appello del Presidente Mattarella e sostenere il governo di Mario Draghi. Ora è il tempo della sobrietà. Zero polemiche, Viva l’Italia”.
Ma Alessandro Di Battista va all’attacco: “Quel che penso è che il governo Draghi lo debbano votare, semmai i rappresentanti dell’establishment. Lo voti la Meloni che ha già detto sì, in passato, a governi tecnici e a leggi Fornero. Lo voti mezzo Pd che ha lavorato incessantemente per buttare giù Conte. Lo voti Salvini, ennesimo pezzo di arredamento del “sistema” mascherato. Lo voti Renzi, mero esecutore di ordini altrui. Lo voti FI”, scrive in un articolo su Tpi.it Alessandro Di Battista. “Ostacolare l’approdo di Draghi a Palazzo Chigi nulla ha a che vedere con la lotta tra europeismo ed anti-europeismo, ha a che fare con la contesa tra Politica e finanza”, scrive.
Per il M5s ci può essere “solo un governo politico; lo diremo con responsabilità e coerenza spiegando che il paese ha bisogno di questo”. Lo avrebbe detto Alfonso Bonafede in assemblea M5s dove avrebbe aggiunto: “siamo stati compatti su Conte e dobbiamo continuare ad essere compatti. Con Conte il discorso non si chiude qui” .
“Ribadiamo con coerenza che la strada maestra sono le elezioni. Se il professor Draghi ci incontrerà andremo ad ascoltare, a proporre e a valutare Non abbiamo pregiudizi”, afferma il leader della Lega Matteo Salvini al termine del vertice del centrodestra.
Fonte Ansa.it